Faceva troppo caldo, anche per il mese di Agosto.
Il sole implacabile splendeva nel cielo terso, arroventando le antiche pietre del centro di Aosta e rendendone umida e pesante l'aria solitamente fresca e sottile.
Le candide strutture tensioattive che spiccavano al centro della grande piazza Chanoux parevano un'oasi nel deserto: erette in occasione del 2° Festival Celtique offrivano ombra e refrigerio ai numerosi turisti accaldati e vocianti, accorsi in occasione della manifestazione che per tre giorni impegnava la città in un susseguirsi di eventi appassionanti.
- Allora figliolo, che cosa ne pensi? - Seduto ad uno dei tavolini dell'improvvisato Pub irlandese messo su per l'occasione, l'uomo robusto aveva un tono deciso e fermo. Il viso tondo e glabro era imperlato da un sottilissimo velo di sudore, mentre il suo completo di lino bianco, sicuramente molto costoso, appariva spiegazzato e umidiccio.
Il giovane seduto con lui al tavolino scosse la testa.
Nonostante l'afa indossava una maglia a maniche lunghe e dei pesanti jeans neri. Sul viso sottile e dalla pelle candida spiccava una barba corta e rossiccia, mentre i lunghissimi capelli ondulati, che un tempo dovevano essere stati egualmente rossi erano chiari, quasi biondi, spenti.
- Non so che cosa dire - disse piano - La sua è sicuramente un'offerta eccezionale, ma io...-
- Eccezionale?- L'uomo batté con violenza il palmo della mano sul tavolino, facendo traballare i due boccali di birra - Miracolosa, una benedizione divina, vuoi dire. Figliolo tu non ti rendi evidentemente conto - aggiunse con un tono più conciliante - Ti sto offrendo un contratto da favola, una serie di concerti nei più grandi locali d'Italia, dei supporters d'eccezione ed una campagna pubblicitaria a livello nazionale. Mi vuoi spiegare perché diavolo siamo ancora qui a parlarne invece di essere già in viaggio per Roma, con il contratto firmato e tutta l'organizzazione in movimento? -
Si asciugò il sudore con una salvietta di carta, poi bevve una lunga sorsata dal suo boccale di birra.
Il giovane si passò la lingua sulle labbra secche, e dopo una lunga pausa, come se cercasse le parole sussurrò: - Me ne rendo conto, signor Terenzi, mi creda: è praticamente il sogno di tutta una vita, ma.... -
- Ma cosa? - urlò l'uomo - Per amor del cielo, spiegami che cosa diavolo ti impedisce di accettare la mia offerta. -
- È che si, il Rock duro mi piace ma non è il mio genere... A me piace la musica celtica, il folk, la ricerca di vecchie ballate... E poi ci sono i miei amici e se andassi via non so che cosa succederebbe al nostro gruppo e... -
L'uomo trattenne a stento una risatina di scherno, poi con un gesto stizzito si mise la mano in tasca e ne afferrò una manciata di biglietti da centomila.
- Sai cosa sono questi? Sono donne, auto, vizi, felicità: e io ti posso dare tutto questo... Il tuo folk, la tua musica celtica, il tuo gruppo cosa possono darti in cambio? Mettiti le mani in tasca, conta gli spiccioli che ci sono e poi rispondimi. .. -
Si alzò di colpo, lasciando cadere le banconote sul tavolino. Alzò lo sguardo verso il cielo: il sole cominciava a calare dietro le montagne, ma il caldo non accennava a sparire. Scosse il capo.
- Pensaci, figliolo - disse con voce piatta - poi vieni a dirmi che cosa hai deciso. Io riparto domani mattina. Vorrei tanto che tu venissi con me: in ogni caso quei soldi tienili per il disturbo. -
Il giovane rimase stranito, guardandolo allontanarsi e poi confondersi tra la folla: il mucchietto di banconote spiegazzate, abbandonato sul tavolino, sembrava un piccolo tesoro piovuto dal cielo.
Fu un istante, durante il quale mille pensieri e mille ricordi gli si affollarono nella mente: desideri nascosti, ore insonni, dolori mai sopiti. E poi la visione del suo volto sui manifesti, di un palco illuminato, di una folla con le braccia levate verso il cielo, delle sue canzoni urlate da centomila voci esultanti...
Le sue mani lentamente si tesero verso le banconote, le raccolsero una ad una e le stirarono facendole passare più e più volte tra le lunghe dita bianche. Quando furono un ordinato pacchetto, il giovane le arrotolò con cura, le infilò in tasca poi, alzandosi risolutamente si avviò verso l'albergo.
- Ecco, vedi? Vedi? E tu non mi volevi credere. Vedi che ha accettato? Dimmi te se quello che si è appena intascato non è un acconto. Che bastardo schifoso, farcela alle spalle in questo modo meschino. Ha firmato con Terenzi ed a noi non ha nemmeno detto di averlo conosciuto... E meno male che ieri a pranzo li abbiamo sentiti confabulare, altrimenti ci avrebbe fatti fessi in tutta tranquillità... -
I due uomini erano rimasti per tutto il tempo ad osservare la scena restando semi nascosti dietro una delle grandi fioriere che recintavano il centro della piazza.
La distanza aveva impedito loro di ascoltare la discussione, ma la gestualità e soprattutto il passaggio delle banconote erano risultati più che chiari.
- Dannato bastardo - proseguì fuori di sé il più alto dei due - Guarda che quello è capace di piantarci in asso prima del concerto di stasera. Ricordati quello che ti dico e poi vedi se non lo fa. -
Di altezza superiore alla media e dotato di un fisico robusto ed asciutto, il giovane dava un'istintiva sensazione di forza, che, esasperata dall'ira del momento, sembrava diventare vera e propria violenza.
- Santo Cielo, GianLuca, non credo che arriverebbe a tanto. Probabilmente c'è una spiegazione logica che noi non conosciamo e... - Il secondo dei due aveva parlato lentamente, tentando di infondere alla sua voce morbida e modulata una sicurezza che in realtà era ben lungi da provare.
Nei suoi occhi azzurri, infatti, brillava una strana luce, mentre la consapevolezza che il suo migliore amico aveva appena finito di tradire un ideale e soprattutto un'amicizia di tutta una vita cominciava, inesorabilmente, a farsi strada nel suo animo.
GianLuca volse di scatto la testa, un sorrisetto feroce ad increspargli il viso squadrato, contornato da una corta barba castana.
- Si, certo piccolo Andrea, e domani Babbo Natale ci porterà le caramelle di zucchero - sibilò crudelmente - Guarda che Lux questa volta ce l'ha messa nel fracco a tutti: a te, a me ed al Gruppo. Se fosse stato in buona fede ce 1' avrebbe detto sin dall'inizio che Terenzi gli ronzava attorno.... Ma nossignore, lui crede di aver fatto il colpo grosso.. O magari temeva che qualcuno di noi potesse fargli la concorrenza... Quando tutti nell'ambiente sappiamo chi è Terenzi: probabilmente in questo momento ha bisogno di un pollastro con le caratteristiche del caro Lux per trasformarlo in una nuova marionetta musicale. Abbi fede e tra un po' di tempo ce lo vedremo in qualche teatro del centro, magari rapato a zero a fare il PostPunkettaro. -
Andrea si passò nervosamente la mano tra i folti riccioli neri.
- Non ci posso credere... Lo so che magari mi sto arrampicando sugli specchi, ma guarda che non ci posso proprio credere. Non farebbe mai una cosa del genere: a noi ed a se stesso....Adora questo tipo di musica e anche questo tipo di vita... Non posso credere che rinuncerebbe a tutto per una manciata di soldi...-
La risata di GianLuca suonò forzata e cattiva.
- Si, si una manciata di soldi... Terenzi è il signore dei grandi numeri... Peccato che fare affari con lui sia proprio come vendere l'anima al diavolo... Quando non gli servirà più, quando la moda del momento sarà passata il grande Terenzi non esiterà a scaricare il nostro Lux, e lui ormai non sarà altro che un fantoccio, strafatto di droga e di alcool, che continuerà a girare su sé stesso, come un disco rotto, senza che un cane al mondo se lo fili più... - Andrea non seppe cosa rispondere: si strinse sconsolato nelle spalle poi guardando l'amico negli occhi disse: - Che cosa dobbiamo fare, secondo te? -
L'altro divenne di colpo triste, abbassò lo sguardo poi disse con voce imbarazzata:
- Dobbiamo dirlo a Rosalba e G.B. Ecco, mi dispiace soprattutto per loro... Gli vogliono bene come un figlio ed un tradimento del genere proprio da parte sua sarà un colpo terribile. -
- Non dovremmo aspettare? Forse ci siamo sbagliati e... -
- Andrea interruppe l'altro con voce pacata - lo so che tu e Lux siete amici da sempre... Cerca di capire... Dobbiamo prepararci al peggio... Il concerto è solo tra una manciata di ore e se quello che temiamo è vero dovremmo organizzarci, trovare qualcuno in grado di sostituirlo e... - Si interruppe di colpo, rendendosi conto dell'inutilità delle sue parole.
Andrea sospirò.
- Certo, che suoni la chitarra, la cornamusa, all'occorrenza il mio bouzouki, che canti e che conosca tutto il nostro repertorio... Roba da cinque minuti, lo troviamo dietro l'angolo... Hai ragione; dobbiamo dirlo subito agli altri - invece disse a mezza voce - ed insieme dovremo decidere il da farsi. -
La piazza continuava a riempirsi: il sole era calato e già alcuni sottilissimi refoli di vento fresco cominciavano a insinuarsi tra i capelli e i volti dei turisti e degli stessi Valdostani accorsi per riscoprire i suoni ed i colori di un popolo che per molti era ormai morto, ma che incredibilmente continuava a vivere nel cuore di tante, tante persone.
Passando sotto il palco GianLuca ed Andrea gettarono uno sguardo colmo di invidia all'indirizzo dei musicisti che in quel momento erano intenti a provare l'imminente spettacolo: erano giovani, allegri, felici... Come loro, tanti, tanti anni prima.
Il grande, antico albero che da secoli allargava le sue fronde di fronte alla Collegiata di Sant'Orso sembrava un vecchio saggio con le braccia spalancate, pronto ad offrire pace e silenzio alle anime ardenti.
A quell'ora c'erano pochi turisti: parecchi infatti, erano già partiti alla ricerca di un locale per un ristoro veloce, mentre gli altri erano in piazza ad ascoltare i primi concerti dei gruppi ospiti del Festival.
Rosalba e G.B., rispettivamente voce solista e flautista in attesa del concerto della sera erano andati a meditare proprio nei pressi del vecchio albero e fu lì che li trovarono GianLuca ed Andrea.
I due, leader indiscussi del gruppo, ascoltarono senza evidente emozione il discorso concitato dei due giovani.
-... L'abbiamo visto poco fa con Terenzi ed era più che evidente che aveva accettato la sua offerta: ha preso persino un anticipo. Per me Lux è capace di piantarci in asso stasera stessa, e chi s'è visto s'è visto...- disse GianLuca con voce rabbiosa -... ma vi dirò di più: se invece facesse finta di niente e decidesse di suonare con noi, stasera, io non accetterei. Trovatevi un altro per le percussioni perché io con lui non ci suono: per me è morto.- concluse deciso.
- Tu che ne pensi, Andrea? - chiese lentamente Rosalba, fissando i suoi occhi scuri e profondi in quelli azzurri e inquieti del giovane.
- Non so. Non riesco a pensare a niente. Tutto quello che ho visto ed ho sentito sembra chiaro eppure... Non riesco a credere che Lux stia facendo una cosa simile al Gruppo. Non che non sia un suo diritto accettare l'offerta di un impresario ma... Non posso credere che lo faccia in questo modo, in segreto, e poi proprio con Terenzi... -
- Terenzi è uno squalo schifoso che passerebbe allegramente sul cadavere di sua madre, se questo gli fosse in qualche modo utile... Per lui il Festival è pericoloso: è l'espressione di una musicalità antica, non commerciale, spontanea,. È il modo per far rivivere le antiche culture, le vite degli umili e dei dimenticati... il che è esattamente il contrario di quello in cui crede lui - lo interruppe G.B con la sua voce profonda - E una manovra del genere è proprio degna del nostro amico impresario. Magari con la nemmeno troppo velata speranza di creare qualche problema all'Organizzazione del festival. È inutile illudersi: se quello che dite è vero, senza Lux non ci potrà essere il concerto, stasera, e temo che passerà parecchio tempo prima che riusciremo a rimpiazzarlo ...-
Si interruppe di colpo, con uno scatto agile nonostante la mole imponente, scese dal gradino dove era rimasto seduto fino a quel momento e si avviò turbato verso il campanile poco distante.
Con un movimento fluido ed elegante anche Rosalba si alzò, sistemandosi poi distrattamente le pieghe del lungo abito nero .
- Io dico che prima di crocifiggerlo dovremmo sentire che cosa ha da dirci... Se ha deciso di lasciarci e di accettare l'offerta di quel Terenzi noi non possiamo opporci né abbiamo il diritto di dire nulla. È la sua strada e dobbiamo rispettare le sue scelte... -
Un lampo d'ira attraversò gli occhi scuri di GianLuca, ma il giovane rimase in silenzio.
- Il nemico ha un aspetto meno minaccioso se lo si guarda negli occhi: per questo, secondo me sarebbe meglio trovare Lux e chiedergli senza troppi giri di parole che cosa ha intenzione di fare. Il tutto possibilmente prima del concerto di stasera - .
I suoi occhi severi e gentili si posarono sui volti dei due giovani uomini, poi, senza dire altro la donna si allontanò lentamente, con eleganza, come se il dolore di quella notizia le fosse scivolato via e non le avesse artigliato l'anima.
Di lì a poco l'ingresso all'area archeologica di Aosta sarebbe stato chiuso per la notte, ma non gli importava. Aveva bisogno di starsene con se stesso e con la sua musica, anche solo per una semplice manciata di minuti.. Doveva mettere a confronto le sue scelte con la sua anima e provarne subito gli effetti: il dolore, il dubbio, o forse solo la rassegnazione.
E poi quella sera c'era il concerto.... Con che coraggio avrebbe potuto suonare insieme a quelli che per anni erano stati la sua famiglia, sapendo di averli in un certo senso traditi? Doveva pensare... E c'era così poco tempo...
Oltrepassò velocemente la cancellata e si avviò per la discesa che conduceva all'area archeologica.
Ormai la sera stava per calare e l'aria cominciava a farsi più fresca: non si vedevano turisti, in giro, e tra le antichissime rovine regnava il silenzio.
Sorrise stancamente, si avvicinò lentamente agli imponenti resti del Teatro Romano, poi cercò uno spiazzo libero dai detriti e vi stese la piccola stuoia di paglia che aveva portato con sé.
Quindi, dopo essersi seduto a gambe incrociate si accinse a meditare.
Se qualche turista ritardatario lo avesse visto probabilmente avrebbe scambiato per un matto, e magari il custode delle rovine, al momento della chiusura lo avrebbe richiamato alla realtà in malo modo, ma poco gli importava.
Il silenzio e la quiete di quelle antiche rovine erano il posto ideale per scavare dentro se stessi e per ascoltare le risonanze dell'eternità.
Chiuse gli occhi e inizio la lenta discesa verso il proprio centro, primo passo per fondersi nel Tutto, quando, repentino ed inaspettato, il dolore lo avvolse come un manto gelido.
Allarmato tentò riaprire gli occhi e di muoversi, ma era come se una forza sovrumana lo tenesse inchiodato, cieco e travolto dall'ignoto.
Era un dolore infinito fatto di lacrime e di paura, di voci straziate e di sofferenze inaudite, di carni tumefatte e sogni perduti: un fiume impetuoso di sensazioni che lo afferrò e lo condusse con sé nel suo turbinare.
Era come se mille mani lo afferrassero e lo trascinassero via, sempre più lontano, sempre più in fondo verso il cuore del dolore, della disperazione, dell'abbandono.
Provò freneticamente ad urlare, a liberarsi da quella morsa spietata, ma era come se lui stesso fosse diventato gelo e dolore.
Le voci echeggiavano nella sua mente e parevano aumentare, istante dopo istante, facendosi sempre più distinte, sempre più sconvolgenti, sempre più vere.
Vere.
Questa consapevolezza lo colpì come uno schiaffo in pieno viso e in quel preciso istante la morsa di gelo che lo aveva immobilizzato scomparve e tornò il silenzio.
Una strana pace si insinuò nella sua anima.
E quando aprì gli occhi, Lux non si stupì nel vedere che sopra di lui si apriva un cielo straniero.
Il custode dell'area archeologica saggiò con uno strattone il lucchetto che chiudeva le cancellate, annui distrattamente poi, con passo stanco, si avviò verso la Porta Pretoria dove un paio di musicisti di strada stavano esibendosi, in una sorta di festival alternativo, per un gruppetto di turisti divertiti.
- Ha chiuso... E allora dove diavolo è finito Lux, se 1i dentro non c'è? - La voce di GianLuca era incredula, e cominciava ad essere incrinata da un sottile velo di inquietudine.
Andrea si voltò a guardare l'amico, gli occhi scuri spalancati ed un'espressione di assoluto sbigottimento sul viso.
- Lo abbiamo visto tutti e due venire qui dentro... E quando siamo entrati per cercarlo non c'era....Hai guardato anche tu con me in ogni buco... E non vedo che Lux conosca questo posto cosi bene da imboscarsi... -
- Che sia scappato da qualche uscita segreta? Magari ci ha visti... - borbottò GianLuca.
L'altro aggrottò le sopracciglia e rispose duramente:
- Bhè, senti GianLuca, adesso piantala con questa storia. In fin dei conti Lux non ha ucciso nessuno e quello che ha fatto è un'azione perfettamente legittima. Sarà anche una porcata nei nostri confronti ed un tradimento che ci brucerà nell'anima finché vivremo, ma da qui a scappare per qualche cunicolo segreto non appena ci vede....E poi, per quel che ne sa lui noi siamo completamente all'oscuro delle sue manovre con Terenzi: non vedo perché dovrebbe preoccuparsi… -
- La verità è che sono preoccupato io... - borbottò a mezza voce GianLuca, stupendosi delle sue parole - Per me gli è successo qualcosa... E sicuramente qualcosa di grave.... - Andrea sussultò, poi annuì: - Si, sono d'accordo con te, Che facciamo, chiamiamo la polizia? -
L'altro scosse il capo, pensieroso: - Da escludere. Magari ci sono un milione di spiegazioni logiche che al momento non ci vengono in mente e che davanti agli sbirri diventerebbero subito chiarissime... Proviamo a entrare ed a cercarlo... Magari ha avuto un malore... -
Andrea incrociò le braccia e squadrò a lungo l'alta figura dell'amico.
- Stai cercando di dire che dobbiamo infilarci lì dentro oltrepassando la cancellata, rischiando non solo di cadere, ma anche multe e guai di ogni genere se ci beccano? -
GianLuca intanto aveva già scalato agilmente l'alta cancellata e stava velocemente ridiscendendo dall'altra parte.
- Andrea che ci fai lì? Muoviti che se ci beccano sono fatti nostri - disse con un sussurro stizzito, cominciando a correre giù nella discesa allo scavo archeologico.
- Credo che la risposta sia qui.- borbottò tra sé e sé il giovane, cercando di arrampicarsi a sua volta lungo la vecchia cancellata, possibilmente prima che qualcuno lo vedesse e la loro avventura terminasse prima di iniziare.
Quando raggiunse il suo amico, pochi istanti dopo, era impolverato e zoppicava leggermente, mentre un'espressione truce gli induriva il viso.
- Perché diavolo ci hai messo tanto? - chiese l'altro, accovacciato su di uno degli spuntoni che dominavano l'area.
- Sono caduto, accidenti a te e a lui... -
- Si, si, me lo dici dopo. Purtroppo sta cominciando a diventare buio e dovremo fare in fretta e... Ehi, eccolo lì vicino al Teatro Romano ma... da dove è spuntato fuori? -
Andrea sobbalzò, poi volse immediatamente lo sguardo nella direzione indicata dal suo amico e lo vide.
Seduto con le gambe incrociate, Lux pareva immerso nella meditazione: indossava la sua solita maglia dalle maniche lunghe e i jeans neri... eppure c'era qualcosa di strano in lui, come se non fosse nemmeno lui...
Anzi, a guardarlo meglio non era lui.....