Mandate i vostri commenti a nattero@inrete.it
e ve li pubblicherò

NEMETON
Sheela's Blog
www.sheela-nemeton.blogspot.com
Rosalba's BLOG

Gennaio - Giugno 2009 Storyboard semiserio tra pettegolezzi,
riflessioni, fatti strani e altro...

Un particolare ringraziamento al webmaster Giancarlo (detto anche l'"Espertone")
che tormento ogni giorno e senza il quale non potreste leggere questo Blog!

===========================================================================

28 Giugno 2009

Arena Rock. Ottimo concerto, tantissima gente, pubblico entusiasta. Forse sarebbe andato ancora meglio se avessimo potuto suonare sul palco a noi destinato, con l'impianto e le luci giuste. Ma d'estate, si sa, piove, e si sa anche che i concerti all'aperto andrebbero fatti d'inverno, quando invece non piove mai.
Il concerto era destino che venisse annullato: di solito si fa così. Ma noi abbiamo cambiato le sorti del destino e lo abbiamo fatto lo stesso. Ho proposto di fare il concerto in uno spazio al coperto, di solito adibito a discoteca. Tutti mi hanno guardato come se fossi impazzita, visto che la cosa comportava una serie infinita di problemi tecnici e gestionali da risolvere in pochissimo tempo. Ma io apparivo molto sicura, anche se dentro di me non lo ero affatto. Non è stato facile: in poche ore abbiamo dovuto organizzare un'altra location al coperto e soprattutto mi sono accollata l'onere di convincere gli organizzatori, i gestori della discoteca, gli addetti al service e il fonico. Durante questo tormentato processo, la maggior difficoltà è consistita nel non incrociare lo sguardo di alcuni componenti della mia band, di cui però non riuscivo a non percepire i pensieri. Ma vista la mia/nostra determinazione, alla fine tutti ci hanno aiutato in un'impresa che all'inizio sembrava impossibile. E così abbiamo suonato con un impianto da discoteca, senza casse spia, dopo un soundcheck di circa 5 minuti (di solito dura almeno due ore), tra cubi destinati alle ballerine, con luci psichedeliche, fumo a gogò ed effetti speciali che rendevano la nostra performance tra l'onirico e il fantasy. Dopo il concerto ero stravolta, non per aver cantato ed essermi dimenata per un'ora e mezza sul palco, ma per lo stress accumulato nel cambio di programma. Ma sono certa che anche i meno convinti della mia band, a posteriori in cuor loro mi hanno dato ragione, anche se ovviamente non lo ammetteranno mai.
Credo che il nostro pubblico, accorso anche questa volta numerosissimo nonostante il maltempo, abbia apprezzato la nostra convinzione che il concerto andava fatto comunque. Si è creato il solito effetto in cui, tra la prima e l'ultima nota di cornamusa, noi e pubblico voliamo in un'altra dimensione, come se fossimo contenuti in una sorta di bolla che ci separa da tutto il resto del mondo. Magico.
Ripercorrendo questi frenetici mesi, ripenso ad alcuni momenti speciali. Quest'anno mi ero ripromessa di non festeggiare il mio compleanno. Pensavo: una volta tanto non faccio assolutamente niente, anzi, voglio passare il giorno del mio compleanno a trascinarmi di qua e di là senza meta, come un'ameba. Avete mai provato a fare l'ameba? E' bellissimo! Non ci si pone problemi, ci si lascia vivere e trascinare dagli eventi senza opporre resistenza. O almeno, questa è l'idea che io ho della vita di un'ameba.
Solo che mi sono fatta trascinare "troppo" dagli eventi, e così mi sono ritrovata a festeggiare il mio compleanno tre volte.
Ma come opporsi ad una festa, visto che oltre a divertirci poteva essere la scusa per una raccolta per SOS Gaia? E... sì, ci siamo proprio divertiti. Ho posto due condizioni: 1) che si facesse la suddetta raccolta; 2) che invece dei regali i miei amici mi facessero divertire con delle piéces comiche.
In effetti mi hanno fatto sbellicare dalle risate. Soprattutto alcuni, come potete vedere dalle foto.
Il 19 maggio, giorno fatidico, altro che ameba: giornata intensissima per la presentazione di quello che un amico ha definito "il film più presentato della storia del cinema", ovvero Shan.
E' stato (ri)presentato a Villa Remmert, prestigioso spazio culturale di Ciriè, e una volta di più è stato un successo. Il film non finisce di stupirci per quello che continua a suscitare: emozione, entusiasmo, riflessioni. Stefano, il "nostro" regista, che presenziava con signora e pupo, era visibilmente soddisfatto.
Visto l'andazzo, e considerato che il compleanno in sordina poteva essere tranquillamente rimandato all'anno prossimo, non ho resistito ed ho organizzato un party in un locale vicino a Villa Remmert, un posticino simpatico di stile vagamente newyorkese. Gino, il mio ufficio stampa, è stato bravissimo nel lanciare una sequenza di brindisi uno più originale dell'altro... durante i quali io cercavo di confondermi con la tappezzeria.
Ma i festeggiamenti erano già iniziati il giorno prima, con la sorpresa dei miei compagni del Lab che mi hanno trascinata praticamente bendata in un megastore di articoli sportivi dove l'unica opzione che avevo era quella di scegliere tra tre modelli di ellittiche. Cos'è una ellittica? E' un fantastico strumento di tortura, ci si può fare un sacco di cose: sudare, farsi venire la tachicardia, il fiatone, stremarsi fino a strisciare e anche fare degli schetch comici per gli amici (Andrea è quello che riesce meglio in questo).
La giornata Lab si è conclusa come sempre con una cena e, sarà forse perchè era il mio compleanno, stavolta siamo riusciti anche a non litigare.
Sempre per la serie "niente celebrazioni", Roby e Nadia mi hanno offerto un trattamento alla Beauty Farm Bella Rosina e questa volta ho accettato. Confesso che sono assolutamente nuova a questo tipo di cose, ma devo dire che lasciarsi andare ad un ciclo di massaggi, sauna, idromassaggio, è un'esperienza che tutti prima o poi devono provare. Dopo ci si sente... completamente flippati, ma in senso positivo. Relax profondo.
Tutto sommato uno stacco ci voleva proprio. Sono mesi intensi (tanto per cambiare). La promozione dell'ultimo CD Mother Africa ci ha impegnati moltissimo e ora stiamo preparando il nuovo CD, un ritorno alle origini: rock celtico, pura dinamite. Il titolo probabilmente sarà "Nigredo", sempre che riesca a superare le ultime perplessità del mio gruppo che ad ogni mia nuova proposta mi sottopone ad una simpatica sessione di psicoterapia di gruppo in cui si inizia scherzando e si finise in un bagno di sangue: tutti contro tutti, fazioni che nascono e muoiono in un attimo, ognuno rinfaccia episodi successi decenni fa, e nessuno si ricorda come è iniziata la discussione.
Per fortuna poi tutto finisce con un bel "vaffan..." collettivo e, senza aver concluso niente, si va in sala prove, ognuno prende il suo posto agli strumenti e si suona benissimo perchè caricati dalla discussione. Solo che, essendo stata eletta la "rompiballe" (per dirla in maniera gentile) del gruppo, puntualmente riprendo il discorso come se nulla fosse accaduto, e spesso succede che, per stanchezza, alla fine tutti mi danno ragione.
Beh, visto che a loro fa comodo che io sia il leader del gruppo (perchè tutte le rogne me le vedo io), mi devono sopportare.
Nigredo è un concetto alchemico che trovo profondamente magico e significativo. E molto adatto a questo nostro momento creativo. Nigredo, ovvero l'Opera al Nero, "più nera del nero più nero". "La putrefazione è così efficace che distrugge la vecchia natura e la vecchia forma dei corpi in decomposizione, li trasmuta in un nuovo stato dell'essere per dar loro un frutto completamente nuovo. Tutto ciò che vive, muore; tutto ciò che è morto si putrefà e trova nuova vita" (Pernety, 1758).
Un concetto in cui ho sempre trovato conforto, poichè sono profondamente convinta che nulla muore veramente, e anche nei momenti "più neri" c'è qualcosa che risorge e che fa crescere. Trasponendo questo concetto alla nostra musica, trovo significativo che proprio in questo nostro momento creativo qualcosa mi spinga ad insistere per questo titolo. Saranno i miei Antenati Totemici? Dopo un percorso che ci ha portati in terre lontane, a contatto con musicisti tradizionali di ogni continente, ora "torniamo a casa", ma con qualcosa dentro che inevitabilmente si trasmetterà nel prossimo CD. Una nuova consapevolezza di quello che la nostra musica rappresenta, per noi e per chi ci ascolta.
Non è sempre facile esprimere un percorso interiore attraverso la musica: il rischio è quello di essere troppo descrittivi, troppo simbolici, troppo ermetici, troppo intimisti, troppo mentali, troppo estetici, insomma... troppo. Allontanandosi dalla spinta originale. Ma Nigredo ci aiuta. Si muore e si rinasce. All that lives, dies; all that dies, lives. Stiamo morendo, ogni giorno; ma stiamo anche rinascendo, ogni giorno. E il LabGraal continua nella sua Opera al Nero, distruggendosi ogni volta e reinventandosi ex novo.
Il ciclo di concerti per Mother Africa includeva anche la Suoneria di Settimo, un luogo dove torniamo sempre con piacere. Il concerto era inserito in un evento dedicato al caso Ngog Lituba, la montagna sacra del Camerun. A fianco del concerto abbiamo presentato un video girato in Africa, proprio a Ngog Lituba, dal nostro caro amico Brice, che ha suscitato interesse e commozione. I Popoli naturali, queste culture invisibili, hanno il potere di suscitare una serie di riflessioni ed emozioni, che difficilmente si riesce a dimenticare; e noi ci sentiamo ogni volta fieri del compito di cui siamo depositari, ossia dar loro la voce che solitamente non hanno, nonchè della fiducia che ripongono in noi.
L'impegno musicale si mescola spesso con quello editoriale, almeno per me e Giancarlo: un libro presentato alla Fiera del Libro, "Esoterismo e Spiritualità" della Keltia Editrice, un altro in preparazione, sempre per la Keltia, sul mito celtico della città di Rama.
Scrivere è per me un'esigenza pressante almeno quanto fare musica. Spesso non so neppure io che cosa uscirà dai tasti e che cosa comparirà sullo schermo, quando mi metto al computer. Ma so che qualcosa dentro di me mi spinge a farlo, e assomiglia molto a quell'impulso che mi fa sentire l'urgenza di esprimermi musicalmente.
In fondo, l'ho detto più volte, lo faccio per me; incidentalmente, diventa un'espressione che raggiunge altri, ed è bellissimo poter condividere queste parti di me con qualcun altro. Ma credo che potrei tranquillamente buttare via tutto (cosa che ho già fatto più volte), una melodia o un poema, nel momento stesso in cui queste opere emergessero dal mio profondo: come un sandpainting Navajo, un'opera d'arte disegnata sulla sabbia che viene distrutta subito dopo averla creata, il momento della creatività è, appunto, un momento, e come tale può essere abbandonato dopo averlo vissuto, poichè ha ormai assolto alla sua funzione. Un giorno ho chiesto ad un Navajo il significato del sandpainting: ha risposto "a place where the gods come and go". Ecco: il momento creativo per me è proprio questo. Mi sembra di essere visitata da una qualche entità misteriosa che mi trasmette qualcosa, e poi scompare.
Alla Fiera del Libro ho incontrato e intervistato Bjorn Larsson, uno scrittore che apprezzo moltissimo, autore di Il Cerchio Celtico. E' nato già da tempo un feeling dovuto al medesimo modo di intendere la cultura celtica e ad interessi comuni che ci appassionano. Interessi che scaturiranno in un evento sul celtismo Bretone, un convegno di musica e cultura che io e Giancarlo stiamo organizzando per il prossimo ottobre, a cui Bjorn parteciperà.
Tra le molteplici idee balzane che emergono da quel laboratorio sempre in fermento che è il LabGraal, due dei miei compagni sono riusciti non so come a coinvolgermi in un progetto che ha delle notevoli ambizioni artistiche-professionali. I miei due soci, Luca e Andrea, credo che mi abbiano coinvolta per un motivo preciso: per la mia qualifica di "rompiballe", detta in maniera gentile (loro usano un termine peggiore). Una volta tanto questa qualifica mi ha fruttato una proposta di lavoro: i due avevano bisogno di una persona che, con frusta e fischietto, li costringesse a tempi leggermente meno biblici nell'esecuzione dei lavori, rispetto ai loro normali standard. Forse questa impresa è superiore alle mie forze, ma vedremo... Niente di creativo, ovviamente. Giusto rompere un po' le balle. In fondo è divertente, ed è nelle mie corde.
Intanto il film Shan prosegue nel suo cammino autonomo e indipendente. Stanno continuando le programmazioni su Sky, presto verrà presentata la "prima" francese, ma non solo. E' ormai una certezza: Shan avrà un sequel! Il team si è incontrato, abbiamo discusso, ci siamo trovati d'accordo su alcuni punti fondamentali (che non posso anticipare), per cui... si parte per una nuova avventura!
E a proposito di avventure, i fans si preparino: ad agosto si va a Carnac. Il 22 agosto il LabGraal è ancora una volta protagonista assoluto del Fest Noz più magico della Bretagna, nel cuore del maggior sito megalitico del mondo. Nello stesso periodo avrà luogo, sempre a Carnac, la prima francese di Shan. Un'occasione da non perdere. C'è fermento nell'aria, c'è chi si prepara, chi si mobilita a trovare case, macchine, posti letto e quant'altro. I cugini Bretoni stanno per essere invasi dai Celti Cisalpini per un grande appuntamento tra i Menhir. Per il momento mi godo i "miei" Menhir, qui a Dreamland, che nulla hanno da invidiare ai loro compagni bretoni. Il nostro cerchio di pietre, ideato e progettato da Giancarlo, sta diventando famoso anche se noi non facciamo nulla per farlo conoscere. Siamo molto gelosi del nostro cerchio megalitico, ma lo Stone Circle di Dreamland ha avuto comunque un eco in Portogallo: un gruppo di ricercatori di Lisbona, interessati ai megaliti, hanno sentito parlare del cerchio di pietre in Piemonte che ricorda quello portoghese di Almendres, e hanno organizzato un tour per visitarlo, ospitati dalla Beauty Farm Bella Rosina del nostro amico Roberto. Giancarlo ha illustrato loro l'aspetto culturale e archeoastronomico del cromlech, suscitando un interesse e un entusiasmo nei visitatori e di conseguenza anche in noi, che guardavamo con tenerezza il nostro amato cerchio, oggetto di tante attenzioni da parte di persone che avevano percorso migliaia di chilometri per vederlo.
Faceva un effetto strano vedere un pullman di turisti qui a Dreamland e assistere all'ingresso di cinquanta portoghesi nel cerchio di pietre. Così come abbiamo visto accadere negli altri siti megalitici, anche qui è successa la solita magia: il brusìo delle chiacchiere si è acquietato davanti all'imponenza delle pietre, tutti sono ammutoliti e in qualche modo è come se il tempo rallentasse fino a fermarsi. All'interno del cerchio le persone cambiano. Diventano attente e ricettive come se sentissero delle voci, dei messaggi rivolti ad ognuno di loro.
"Je l'entends qui me guide, Le chant des druides, Mon flow est son fluide, Le chant des druides, Si clair et si limpide, C'est le chant des druides." (Manau)

=======================================================================

Parigi, 26 marzo - 3 aprile

PRIMO CONTATTO

Eccoci qui nel cuore della capitale francese, la città-stato che ha inglobato tutti i comuni circostanti per diventare una gigantesca isola che determina i destini anche del più sperduto paesino francese, pur essendo un corpo estraneo per il resto della Francia. E' l'effetto del Potere con la P maiuscola, un po' come la Trantor dei romanzi di Asimov. O la "nostra" Roma, dove si decidono le prassi e le modalità di tutta la vita italiana.
Ci siamo trovati in un lampo sotto la Tour Eiffel sbalzati dal salotto di casa nostra, come fossimo stati teletrasportati. Questo è l'effetto che mi fanno i viaggi aerei. Basta un'ora per cambiare dimensione, cultura, persone, abitudini.
Arrivati a Parigi, siamo subito stati calati nell'avventura che ci attende: Pierre Simond, presidente di Giza for Humanity, l'organizzazione che promuove la conferenza, ci ha caricati su un pulmino e portati al rendez-vous con gli altri partecipanti all'evento, arrivati da tutto il mondo. Un tipico ristorante molto parigino è stato teatro del primo incontro, che aveva lo scopo di fare conoscenza gli uni degli altri, familiarizzare. L'artefice di tutta l'operazione è la nostra amica Marina, che ha dimostrato una volta di più di avere ottime doti non solo come archeologa ma anche come organizzatrice.
Le lingue usate per questo primo approccio erano: inglese, francese, italiano, spagnolo, usate tutte insieme in contemporanea. Non ho mai capito una parola di spagnolo, ma qui, non so perchè, riesco a comprenderlo, forse per merito di una deliziosa signora cilena che non conosce altra lingua. Familiarizzare non è stato difficile: siamo tutti quanti dei ricercatori nel campo delle antiche tradizioni e dell'archeologia e soprattutto non abbiamo timore di essere presi per pazzi quando esaminiamo anche le ipotesi più azzardate: lo spirito e gli intenti sono gli stessi.
Non capita spesso di avere la possibilità di confrontarsi con una élite di ricercatori che cercano di ricostruire la storia che la società maggioritaria ha distrutto.
Archeologi che lavorano a Cuzco, Perù, guidati da leggende Maya e Inca, tradotte direttamente dalle lingue quetchua o aymara; altri che fanno base in Egitto e stanno portando alla luce antiche conoscenze supportate da prove inconfutabili che riscriveranno la storia dell'Antico Egitto. Già durante questo primo incontro il dialogo è stato serratissimo e le sorprese non sono mancate: una volta di più ci si accorge come tutti i popoli siano legati fra di loro da antichi miti e stesse tradizioni.
C'è curiosità sulle nostre ricerche e si percepisce molta attesa per le nostre scoperte sulla antica città celtica di Rama.
Dopo cena, nonostante l'ora tarda e la stanchezza, non abbiamo resistito all'idea di fare una capatina alla Tour Eiffel: è proprio qui vicino, volevamo renderci conto di essere davvero a Parigi. E che fossimo a Parigi ce ne siamo accorti anche dall'inconsueta scena di un gruppo composto da migliaia (senza esagerare) di "rolleur" (pattinatori a rotelle), di tutte le età, che stavanno facendo una corsa in piena notte, scortati dalla polizia, lungo le arterie principali della città. Una scorribanda, una randonnée, famosa in tutto il mondo, un evento unico e spettacolare che i parigini chiamano all' inglese "Friday night fever". Il giro di Parigi sui pattini, 30 chilometri in meno di tre ore ogni venerdì notte a cui partecipano in media decine di migliaia di persone, è ormai una istituzione che vede in gara anche personaggi famosi.

QUELQUES MYSTERES ANCIENS

La conferenza è stata un grande successo. La giornata frenetica si è conclusa alle tre e mezza di notte con una cena che ha suggellato la riuscita dell'evento, in quel delizioso locale parigino in cui ormai, per il clima che si crea, ci sentiamo di casa. Il ristorante era tutto per noi: partecipavano organizzatori, conferenzieri, collaboratori, amici. L'atmosfera che si respirava tra i commensali, i brindisi, la voglia di confrontarsi e l'allegria denotavano la soddisfazione di quello che avevamo appena vissuto.
La conferenza "Quelques Mystères Anciens" rappresentava l'esordio del progetto "Giza for Humanity", una iniziativa nata con l'intento di radunare archeologi e ricercatori di tutto il mondo per ricomporre un mosaico della storia dell'umanità. Una storia che non viene raccontata a scuola e che sembra sfuggire all'archeologia ufficiale.
L'evento si svolgeva in una delle prestigiose sale dell'Asiem, un complesso dove si tengono conferenze e spettacoli, in pieno centro vicino all'Unesco. Marina ha pensato proprio a tutto: il nostro albergo è a due passi dall'Unesco, dal centro dove si svolgeva la Conferenza, dal ristorante e pure dalla Tour Eiffel... più comodo di così!
La nostra amica Marina Lopez, nome d'arte Gigal, scrittrice e archeologa, è l'anima del progetto. Io e Giancarlo l'abbiamo conosciuta alcuni anni fa in una maniera strana e apparentemente casuale, e da subito abbiamo scoperto di avere molte cose in comune, comprese alcune esperienze particolari che ci hanno unito profondamente. Il confronto con lei e il suo staff di ricercatori è sempre stimolante, soprattutto per via della mentalità aperta che ci porta spesso a spaziare e a sperimentare tangibilmente universi ancora tutti da esplorare.
Abbiamo avuto modo di accedere a ricerche normalmente inaccessibili, dati di prima mano su scoperte straordinarie effettuate in Egitto, in Perù, nelle Isole Mauritius.
Jan Peter de Jong, ha esposto le sue ricerche effettuate in Perù presso i templi megalitici, raffrontandoli con quelli di tutto il mondo, ed ha illustrato alcune sue affascinanti teorie che rivelano una storia sconosciuta dell'umanità e un passato comune con le altre culture del pianeta, supportandosi con leggende Maya.
Stephane Mussard, regista, ha mostrato con un suo documentario le misteriosissime grandi piramidi ritrovate nelle Isole Mauritius, a cui l'archeologia ufficiale non sa dare nessuna spiegazione.
Antoine Gigal ha illustrato le sue straordinarie scoperte sulle piramidi egizie, destinate a riscrivere la storia dell'Egitto. Ognuno di questi ricercatori ha supportato le proprie tesi con immagini, film e documentazioni approfondite.
Da parte nostra, l'apporto è consistito nel presentare il nostro progetto "Rama Vive". Abbiamo esposto le nostre ricerche sull'antica città celtica di Rama, mostrando il documentario "Rama Vive". La nostra tesi ha suscitato moltissimo interesse: dopo la conferenza, lo stand a noi dedicato è stato preso d'assalto e siamo stati avvicinati da molte persone che incuriosite dall'argomento chiedevano ulteriori ragguagli. In questa convention alla ricerca della vera storia dell'umanità io e Giancarlo presenziavamo a nome della Ecospirituality Foundation come esponenti dell'Europa celtica, e il pubblico, evidentemente interessato a conoscere le proprie vere radici, si è soffermato molto a parlare con noi, anche dopo la conferenza.
So di dire una cosa scontata, ma una volta di più mi rendo conto che l'unica speranza di costituire e conservare una memoria storica per l'umanità è riposta in singoli ricercatori che, molte volte in maniera autodidatta e con mezzi propri (e soprattutto con tanta determinazione), portano ostinatamente avanti le proprie ricerche ed intuizioni, in mezzo a mille difficoltà e diffidenze.
Ci siamo confrontati in maniera serrata con gli altri compagni di viaggio di questa strana avventura. Le storie erano molto simili. Siamo animati dalla voglia di ricostruire un mosaico, di mettere insieme i pezzi di una storia apparentemente andata distrutta. Siamo dei detective, una sorta di detective dell'impossibile. Infatti sembra proprio una missione impossibile, con tanti ostacoli e tanti trabocchetti da parte di quei poteri che vogliono mantenere lo status quo e non hanno nessun interesse a far conoscere la vera storia dell'umanità. Sia che si tratti di antiche e innocue pietre, o di arcaici e innocenti miti, questi argomenti sembrano scottanti e inquietanti per una certa area scientista che fa fatica a approcciarsi a ricerche che possano invalidare le tesi ormai acquisite. La storia è scritta dai vincitori, la società maggioritaria ha le leve del comando... apparentemente non c'è nessuna speranza di poter divulgare delle conoscenze che mettano in discussione le verità che hanno il "patentino" da parte degli istituti di ricerca.
Eppure... gli unici depositari della memoria storica sembrano essere i Popoli naturali, ovvero quelle società autoctone che non si sono lasciate assimilare dalle grandi religioni e che nel tempo hanno difeso le loro antiche tradizioni conservandole per le generazioni future. E' da questo patrimonio che possiamo attingere per avere un quadro più reale delle nostre origini. Ed è con questa consapevolezza che io, Giancarlo, Marina, Peter e gli altri ricercatori presenti alla Convention portiamo avanti le nostre ricerche. Non a caso Marina, nel brindisi di apertura durante la cena inaugurale, ha pronunciato le parole: "Per non dimenticare mai le tradizioni degli anziani!"
E tutti noi, che ci siamo ritrovati qui a Parigi per uno strano gioco del destino, abbiamo la ferma determinazione di fare in modo che queste conoscenze non vadano perdute.

L'UNESCO, QUESTO SCONOSCIUTO

"Since wars begin in the minds of men, it is in the minds of men that the defences of peace must be constructed." Dalla premessa della Carta dell'Unesco.
Gli incontri si susseguono frenetici. In parallelo alla conferenza, siamo qui anche per attivare una collaborazione con l'Unesco nell'intenzione di dare forza all'azione di salvaguardia dei luoghi sacri dei Nativi. Era tempo di farlo, e l'occasione della conferenza di Parigi ci ha dato modo di portare avanti il progetto. Il nostro albergo è a un isolato dall'Unesco, l'occasione è perfetta.
I contatti sviluppati con i rappresentanti dell'Unesco all'ONU di New York e di Ginevra ci hanno preparato una serie di incontri con le persone chiave per il nostro lavoro.
Questo organismo è famoso per la sua burocrazia elefantina: se non fossimo stati ben indirizzati e presentati ad hoc, probabilmente ci saremmo persi nei suoi meandri burocratici.
La United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization è stata fondata dalle Nazioni Unite il 16 novembre 1945 per incoraggiare la collaborazione tra le nazioni nelle aree dell'educazione, scienza, cultura e comunicazione. Anche se è una delle agenzie dell'ONU, e lo si percepisce nell'ambiente e nello stile, ha una sua autonomia e si organizza in maniera indipendente dalle strutture delle Nazioni Unite.
Forse non molti sanno che l'Unesco è stato a volte al centro di feroci controversie. Durante gli anni settanta e ottanta le nazioni occidentali, specialmente gli Stati Uniti e il Regno Unito, ritenevano che venisse usato dai paesi comunisti e dal terzo mondo, come forum per attaccare l'occidente. In quegli anni l'Unesco aveva varato un piano chiamato "Nuovo Ordine Internazionale dell'Informazione" per contrastare la disinformazione che veniva diffusa nelle nazioni in via di sviluppo. Gli Stati Uniti, considerando il progetto una manovra dei regimi comunisti, si ritirarono dall'organizzazione in segno di protesta nel 1984 e così fece nel 1985 il Regno Unito. Quest'ultimo ha nuovamente aderito nel 1997 e gli USA nel 2003.
Oggi sono membri dell'Unesco 192 Paesi più 6 membri associati. Una delle missioni è quella di mantenere una lista di patrimoni dell'umanità. La lista annovera i siti considerati di importanza culturale o naturalistica. Uno dei nostri obiettivi, nell'attivare una collaborazione con l'Unesco, è quello di proteggere, attraverso l'inserimento nella famosa lista, i luoghi sacri che difendiamo, come la montagna sacra degli Apache, Mount Graham, e quella del Popolo Bassa del Camerun, Ngog Lituba. Abbiamo anche avuto delle concrete indicazioni per attivare una prassi di salvaguardia del "nostro" luogo sacro, lo Stone Circle di Dreamland. Rappresenta un'opera d'arte e una ricostruzione archeoastronomica, e come tale può essere considerata "luogo da salvaguardare come patrimonio dell'umanità". Non sarà affatto facile, la prassi burocratica è complicata, ma ci proveremo.
La partnership tra la Ecospirituality Foundation e l'Unesco rappresenta un importante step nel nostro lavoro. Nei colloqui che stiamo sviluppando incontriamo persone molto motivate che prendono a cuore il nostro impegno e ci forniscono tutte le indicazioni per l'uso degli strumenti idonei a proteggere i luoghi sacri. Con loro stiamo mettendo a punto dei progetti culturali e musicali itineranti per dare visibilità ai Popoli indigeni che rappresentiamo.
C'è molto da fare e le prospettive sono immense. La strada è aperta e anche se ancora tutta da percorrere, ora abbiamo le idee chiare e soprattutto siamo in contatto con le persone giuste, che ci daranno tutto l'aiuto necessario.

IL PERE LACHAISE E I SUOI OSPITI

Anche se la Conferenza, vero scopo della nostra visita a Parigi, è passata come un lampo, in realtà siamo ancora calati in quella dimensione. Negli incontri post-conferenza stiamo sviluppando con gli altri ricercatori delle idee che delineano un interessante sviluppo per il nostro comune lavoro di ricerca. Il confronto arricchisce e porta sempre nuovi stimoli, e soprattutto ci dà molte conferme sulla direzione intrapresa.
Tra un incontro, una cena di lavoro e un meeting riesco anche a fare qualche blitz per Parigi, sempre di corsa e sempre qualche minuto prima della chiusura di qualcosa, che sia un museo, un cimitero, un negozio o quant'altro.
Il mitico cimitero Père Lachaise è famoso in tutto il mondo per via degli illustri defunti che ospita. Tanto per citarni alcuni: Oscar Wilde, Guillaume Apollinaire, Sarah Bernhardt, Isadora Duncan, Edith Piaf, Jim Morrison, Maria Callas, Marcel Camus, Simone Signoret, Yves Montand, Vincenzo Bellini, la Contessa di Castiglione, Abelardo ed Eloisa, Molière, Honoré de Balzac, Frédéric Chopin.
Ma è famoso anche perchè ogni tomba è una piccola o grande opera artistica.
Il mio obiettivo, da buona esoterista, era Allan Kardec.
Sono corsa trafelata alla tomba di Allan Kardec, e per poco non rimanevo chiusa dentro al cimitero. Non che mi sarebbe spiaciuto: il Père Lachaise non è certo da visitare come ho fatto io, correndo da una tomba all'altra tra i corvi che abitano lì, che gracchiavano scandalizzati perché rovinavo la loro tranquillità (e soprattutto quella dei silenziosi inquilini di cui loro sono guardiani), e perdendomi tra i meandri delle "Division". Il Père Lachaise è un vero labirinto, sembra fatto apposta per perdersi. Ma nonostante le corse, l'atmosfera è particolare, e non solo per la materia trattata (è tutto fuorché un luogo tetro), e neppure per le celebrità che vi abitano.
E' particolare forse perché visitato da persone singolari, forse perché è un luogo dove l'esoterismo si manifesta con evidenza, insomma è particolare... si ha l'impressione di poter incontrare persone di ogni tempo, e magari è proprio così.
Alla fine ho trovato la Division 44 e soprattutto ho avuto un misterioso accompagnatore che sembrava sapesse cosa stavo cercando e mi ha portata, senza che glielo chiedessi, direttamente al cospetto delle spoglie di Allan Kardec.
Per chi non sapesse di che cosa stia parlando, Allan Kardec, pseudonimo di Hippolyte Léon Denizard Rivail, era un filosofo francese del 1800, famoso perché è stato il fondatore dello spiritismo.
Allan Kardec, anche se dalle sue biografie non emerge, era soprattutto un druido, e la sua tomba lo rivela in maniera inequivocabile: è sepolto sotto un dolmen, l'unico del Père Lachaise, vicino ad una grande quercia. Un dolmen costruito con menhir autentici, con tanto di coppelle preistoriche, in omaggio al culto per le tradizioni celtiche che Kardec professava. Quello che impressiona della sua tomba è l'enorme quantità di fiori freschi che vengono portati ogni giorno da anonimi visitatori. Impressionante anche la processione di persone che visitano continuamente il luogo: infatti è la tomba più frequentata di tutto il cimitero. Non ho mai visto una tomba così fiorita: centinaia di fiori freschissimi circondano il dolmen da tutti i lati, segno che ogni giorno almeno decine di persone si recano lì.
Nel poco tempo che sono rimasta lì, qualche decina l'ho potuta vedere. Alcuni erano semplici curiosi, ma altri erano lì come se aspettassero "qualcosa" o "qualcuno"... La tomba di Kardec è anche un luogo di ritrovo per i cultori dell'esoterismo e per chi in qualche modo è ancora legato alla filosofia di questo strano personaggio. L'atmosfera che si percepisce è di attesa, oltre che di raccoglimento.
"Nascere, morire, rinascere per progredire sempre: questa è la legge". Cosí si legge sul suo epitaffio. Per Kardec Dio è l'intelligenza suprema, causa prima di tutte le cose, in netta antitesi con la materia, essendo puro spirito. Gli elementi, secondo la concezione kardechiana, che compongono l'Universo sono: il Dio creatore, lo Spirito, la Materia ed il Fluido, un elemento intermedio tra questi ultimi due, chiamato "perispirito".
I seguaci di Kardec vengono a celebrarlo per via del fluido che emanerebbero le sue spoglie. Toccare il busto di bronzo in un certo modo permetterebbe di usufruire del fluido di Allan Kardec e usarlo per mettersi in comunicazione con la dimensione dello Spirito, quest'ultimo inteso come l'Aldilà, la dimora dei defunti.
Nonostante il poco tempo a disposizione, qualcosa di strano mi è effettivamente successo: gli ultimi dieci minuti prima che il cimitero chiudesse, tutti i visitatori di Kardec sono improvvisamente spariti lasciandomi sola davanti al busto di bronzo. E qui è successo qualcosa... sarà suggestione, sarà immaginazione, ma "qualcuno" è venuto a trovarmi.
E a giudicare dai fenomeni che si sono manifestati nella mia stanza la notte successiva, credo che questo misterioso essere mi abbia accompagnato fino all'albergo.

EIFFEL E LA LIBERTA' CHE ILLUMINA IL MONDO

Parigi è una città in continua trasformazione. Vi ero stata anni fa e l'ho trovata decisamente migliorata. Riesce a trasformarsi, a rinovarsi, senza perdere la sua anima peculiare.
Il nostro albergo, a due passi dalla Tour Eiffel, è in un quartiere tranquillo e silenzioso nonostante sia centralissimo. La Tour Eiffel è stata costruita da Gustave Eiffel, costruttore anche della struttura interna della Statua della Libertà. Non a caso, proprio vicino alla Tour Eiffel vi è un modello della statua della Libertà in scala ridotta.
La Tour Eiffel, che i parigini chiamano l'"asparago di ferro", è visitata mediamente ogni anno da cinque milioni e mezzo di turisti. Ma non è solo un itinerario turistico: si può incontrare chiunque, artisti improvvisati, musicisti, attori che improvvisano sketch per i turisti.
La struttura, che con i suoi 324 metri di altezza è la più alta di Parigi, venne costruita in meno di due anni, dal 1887 al 1889, per celebrare il centenario della Rivoluzione Francese all'Esposizione Universale del 1889.
Alla storia della Tour Eiffel è legata anche quella della Statua della Libertà, per la cui costruzione Eiffel è stato determinante.
La statua della "Libertà che Illumina il Mondo", questo il nome completo, è stata progettata e costruita a Parigi, come del resto è avvenuto anche per la rivoluzione americana. La storia della statua ha inizio nel 1865, durante una cena nei pressi di Versailles in Francia, quando alcuni intellettuali francesi e americani cominciarono a discutere l'idea di regalare agli Stati Uniti una statua che celebrasse l'amicizia tra le due nazioni e, al tempo stesso, commemorasse l'indipendenza conquistata da entrambi i popoli. Per sancire l'unione, non solo simbolicamente, si stabilì nelle premesse che al monumento vero e proprio avrebbe provveduto la Francia mentre l'America si sarebbe impegnata nella costruzione del piedistallo.
Gustave Eiffel portò nella statua la genialità di un telaio in ferro dalle caratteristiche duttili e, al tempo stesso, solidissime.
Nella primavera del 1876, a pochi mesi dal centenario dell'indipendenza degli USA, i lavori erano però ancora molto indietro e i fondi esauriti.
Lo scultore Frédéric-Auguste Bartholdi, uno dei progettatori, e l'editore Joseph Pulitzer (quello del famoso premio) furono determinanti per la soluzione del problema: il primo si recò in America con l'avambraccio destro della statua, completo di mano e fiaccola, e il secondo promosse una campagna senza precedenti per la raccolta dei fondi necessari. Il "pezzo di Libertà" fece il giro di tutte le città americane. La stessa strategia venne attuata in Francia e il pezzo di statua venne esibito anche all'Esposizione Universale di Parigi del 1878. L'atto finale, e decisivo, per la realizzazione del sogno fu l'organizzazione da parte del Governo Francese nel 1880 di una lotteria con premi molto ricchi, che ebbe grande riscontro popolare.
Il grande giorno, finalmente, arrivò. Il 4 luglio del 1884 la Signora della Libertà venne inaugurata a Parigi, con tanto di cerimonia di consegna al governo americano. C'era ancora un problema da risolvere: il trasporto. La marina francese mise a disposizione la fregata Isere che, salpata da Rouen, entrò nel porto di New York il 17 giugno del 1885, con a bordo il suo carico di 214 casse contenenti i 350 pezzi di Libertà e venne accolta nella baia dell'Hudson dalla nave americana S.S. La Flore con un colpo di cannone a salve e da altre unità americane.

PARIS, AU REVOIR! (RITORNO DA MARTE)

Il quartiere che amo di più è Montmartre: è divertente, folle, imprevedibile. Ci puoi trovare qualsiasi cosa e cambia continuamente.
Montmartre è stato per lungo tempo un villaggio separato da Parigi. Sull'origine del nome si fanno diverse ipotesi. Quella che preferisco è che potrebbe derivare da "Mont Martis" (Monte di Marte), poiché la collina fu la sede di un tempio dedicato a Marte, dio della guerra, sotto il periodo romano (sulla collina si trova anche un tempio dedicato a Mercurio). C'è anche un'altra ipotesi secondo cui il nome deriva da "mont du martyre" (il monte del martirio), perché, secondo la leggenda, fu il posto in cui fu decapitato Saint Denis, primo vescovo di Parigi, attorno al 250 d.C.
Quando Napoleone III decise di rendere Parigi la più bella città d'Europa, ci fu la "necessità" di garantire agli amici e finanziatori dei grandi appezzamenti di terreno vicino al centro della città; questo spinse gli abitanti originari verso i confini della città (Clichy, La Villette) e verso la collina di Montmartre. Dato che Montmartre era al di fuori dei confini della città, libera dalle tasse di Parigi e con una produzione di vino locale (tuttora conserva le uniche vigne di Parigi), divenne in breve una zona popolare per il divertimento. L'area si sviluppò come il centro dell'intrattenimento decadente alla fine del XIX secolo e all'inizio del XX, rappresentato dai cabaret del Moulin Rouge e de Le Chat Noir (il gatto nero è tra l'altro il simbolo non ufficiale di Montmartre). In questo stesso periodo Montmartre - a causa della sua economicità - fu il luogo prediletto da vari pittori, tra cui Pissarro, Toulouse-Lautrec, Steinlen, Van Gogh, Modigliani e Picasso. All'inizio la scena pittorica e culturale si svolgeva tutta intorno a Montmartre ma soprattutto tutto e tutti giravano attorno a Picasso. Era lui il centro ispiratore della cultura e anche del divertimento che si stava sviluppando in questa parte di Parigi. E attorno a lui giravano personaggi e personalità quali Apolinnaire, Braque, Utrillo.
La collina di Montmartre domina su tutta Parigi. Dalla scalinata della basilica Sacré Coeur si può godere di un panorama mozzafiato, oltre che assistere a esibizioni spontanee, anche da brivido, come il ragazzo di colore che faceva acrobazie su di una colonna ballando una rap-dance sporto sul vuoto.
A Montmartre puoi incontrare artisti di ogni genere. Insieme con gli sventurati che ogni tanto trascinavo nelle mie maratone, ho assistito ad una autentica chicca: un gruppo jazz americano, di passaggio, composto da due giovani e due anziani, si esibiva nella piazzetta. Una tromba, un sax, una chitarra e un violoncello. Erano semplicemente fantastici, arte pura. Che sound!
Nella rue des peintres i ritrattisti si sono organizzati abbordando le persone mentre passeggiano e ritraendole in piedi, per strada. Sono veramente abili, in pochi minuti e in quella situazione scomoda, a catturare l'anima del soggetto. Volevo provare l'esperienza e ho fatto la turista: mi sono guardata intorno come un pollo che voleva essere spennato e sono arrivati subito in quattro. Ho scelto quello che mi piaceva di più (il più bravo? naaa, il più carino) e mi sono prestata. Ho poi scoperto che era anche bravo!
Prima di partire non poteva mancare una puntata al Louvre. La Pyramide festeggiava in questi giorni i suoi primi 20 anni. Fortemente voluta dal presidente Mitterrand, tanto contestata per la sua modernità prima della sua inaugurazione, nel 1989, la celebre struttura di vetro e acciaio, che costituisce l'entrata principale del Museo, è oggi considerata un'opera d'arte, elemento integrante del patrimonio del Louvre. Ed è proprio impressionante per la sua maestosità.
Il Louvre anche in pieno giorno e affollato da centinaia di turisti conserva l'atmosfera inquietante da "Codice Da Vinci": basta discostarsi un attimo dagli itinerari classici per trovarsi da soli in stanze buie con reperti archeologici che sembrano riportarti indietro nella storia, e anche qui ti chiedi se i viaggiatori del tempo non lo abbiano scelto come meta priviegiata.
Finisce qui il mio "bagno" parigino. Una settimana tanto intensa quanto proficua e ricca di esperienze notevoli, di ogni genere. Siamo partiti animati dall'intenzione di fare qualcosa di utile, oltre che piacevole e divertente, ma senza aspettarci nulla perchè non avevamo idea di che cosa aspettarci esattamente.
Torniamo arricchiti, con tante belle prospettive per il nostro operato in difesa dei Popoli naturali, e con una solida base per continuare nel nostro lavoro da certosini alla ricostruzione di un patrimonio che non deve andare perduto.
Si apre una collaborazione con l'Unesco che prospetta per la Ecospirituality Foundation un panorama di opportunità per difendere i luoghi che proteggiamo.
Abbiamo attivato una collaborazione con altri ricercatori che, ognuno nel suo settore, porta avanti una ricerca coincidente con la nostra.
Il progetto "Rama Vive" presentato a Parigi ha dato concretezza alla nostra tesi sulla storia del celtismo in Europa dando così un posto all'identità dei Nativi Europei.
Io e Giancarlo lasciamo Parigi sapendo che è un arrivederci: il nostro progetto ha avuto un attestamento, tanto che siamo già stati invitati (con un anno di anticipo) alla conferenza del prossimo anno, stesso posto e stesso periodo.
Anche se è passata solo una settimana e sono rimasta sullo stesso continente, so già fin d'ora che al ritorno mi sentirò come se fossi tornata da Marte, perchè questi viaggi sono tuffi in un'altra dimensione.
Ci conforta sapere che esistono altri come noi che non si rassegnano alle verità precostituite e che combattono quotidianamente contro uno status quo che annebbia e ipnotizza con i suoi luoghi comuni. Abbiamo conosciuto tante persone speciali, non solo tra i conferenzieri ma anche tra chi ci ascoltava; persone che non si accontentano, che vogliono sapere, conoscere. La rete di contatti è sempre più vasta, l'insoddisfazione pure. La via è tracciata, non ci resta che continuare.

=======================================================================

Gennaio - Marzo 2009

Lo so, è un'indecenza: CINQUE MESI senza aggiornare il blog!
Che dire... non ho giustificazioni verso coloro che mi seguono regolarmente. Non è la pigrizia che mi ha fermato, semmai l'esatto opposto. Nonostante io da sempre cerchi la solitudine e il silenzio, mie condizioni ideali per riflettere, comporre, scrivere, sembra che invece ci sia una congiura per far sì che io venga continuamente rimbalzata di qua e di là con sacrosantissime ragioni.
Le mie passioni, la musica, gli ideali che condivido con i miei amici più cari, sembrano recare con sè stimoli sempre maggiori e irrinunciabili, occasioni da non perdere. E ogni amico che si aggiunge alle nostre imprese porta nuove idee che si intrecciano magicamente alle nostre, quasi le idee comuni fossero già lì, pronte ad aspettare che noi ci accorgessimo di loro.
E così eccomi qui con nuove ed arricchenti esperienze nella mia "matilda" (la sacca dei primi australiani che si sono trovati sbalzati su un nuovo pianeta tutto da esplorare), e davanti a me nuove sfide, letterarie e musicali.
Dopo la meravigliosa esperienza vissuta in Bretagna, io e Giancarlo ci siamo calati in una dimensione totalmente diversa, ma che in qualche modo seguiva uno stesso filo conduttore.
Il nostro impegno nella salvaguardia dei luoghi sacri dei Popoli naturali questa volta ha assunto un volto africano. Il luogo sacro in questione è Ngog Lituba, la montagna sacra del Popolo Bassa oggi profanata dai simboli di un'altra religione. Una grande croce cristiana e una statua della vergine Maria sono installate da decenni sulla sommità di questa strana e magica montagna forata, e ovviamente i popoli autoctoni del posto protestano. Noi li aiutiamo nella protesta, rispondendo ad una loro richiesta di aiuto.
Quando prendiamo a cuore un caso, solitamente tutto inizia da un senso di giustizia: ci sembra giusto che i luoghi sacri vengano difesi e usati da quei popoli che hanno riferimento in essi. E' successo con Mount Graham, la montagna sacra degli Apache, o con i Menhir di Bretagna. Luoghi che subiscono ancora oggi profanazioni gratuite. Ma ogni volta scopriamo che i luoghi che stiamo difendendo e per cui ci battiamo riservano delle sorprese. Ngog Lituba, montagna del Camerun, ci fa scoprire le tradizioni delle nostre valli: i miti legati alla montagna dei Bassa ha straordinarie analogie con le tradizioni dei Nativi europei, e in particolare con i miti dei territori piemontesi. Ma c'è di più: ogni volta che difendiamo un luogo sacro, da quello stesso luogo sembra provenire una magia benefica, un'armonia che pervade e dà benessere. E provoca intuizioni particolari, ispirazioni creative. Sarà suggestione? Può darsi, ma è una cosa piacevole che non fa male a nessuno... Lasciamo agli skeptics la grigia realtà senza immaginazione, e godiamoci la vita!
Ci siamo calati nella realtà di Ngog Lituba ed abbiamo dedicato una serie di iniziative a questo caso. Concerti del LabGraal, conferenze, letture di poesie, e soprattutto... EBBENE Sì, è finalmente uscito Mother Africa, il nostro nuovo CD! Questo CD ha una storia molto particolare. Nato come soundtrack del documentario Ikonda, è poi cresciuto di vita propria, fino a sfociare nell'attuale album. Abbiamo iniziato le registrazioni ben quattro anni fa, ma per qualche motivo non riuscivamo mai ad ultimarle, c'era sempre qualche particolare che non ci convinceva. Nel frattempo l'Africa ci ha raggiunti (sì, LEI ha raggiunto noi!) e alcuni suoi rappresentanti Nativi hanno instaurato con noi rapporti molto stretti, rivelandosi poi (ma solo in un secondo tempo) determinanti per lo stesso CD. Infatti, come spesso ci succede, i nostri referenti Nativi africani si sono rivelati ottimi musicisti, con i quali è stato facile, direi inevitabile, suonare e cantare insieme, inserendoli di fatto nella registrazione dell'album.
Mother Africa è diventato un CD a sostegno di Ngog Lituba, un veicolo per dare visibilità ad una palese ingiustizia. Ma forse tutto questo era già scritto quattro anni fa, quando abbiamo iniziato le registrazioni senza quasi sapere perchè. L'incoraggiamento dell'ONU ha premiato il nostro lavoro, e soprattutto, il pubblico sembra apprezzarlo molto, nonostante il nostro ardito salto verso nuove dimensioni sonore.
Il nostro pubblico è davvero speciale: segue con passione la nostra keltic music, ma non ha difficoltà a seguire anche le nostre evoluzioni e i nostri sconfinamenti verso sempre nuovi lidi. Era già successo con Dreaming, registrato a Melbourne con Jida Gulpilil, ed ora succede la stessa cosa con Mother Africa, registrato con Brice Tjomb, Emmanuel Sognonnou e Simone Nyaka.
E' un pubblico speciale il nostro: attento, partecipe, premia i nostri sforzi e il nostro lavoro con l'entusiasmo e il calore. Sembra proprio che tra musicisti e pubblico non ci siano barriere, ci sia lo stesso "sentire".
Giancarlo, con le sue poesie e i suoi pezzi al flauto, riesce nei concerti a sottolineare quell'aspetto intimista e interiorizzante che in realtà esiste in ogni nostro brano, anche se movimentato e guerresco. Ma lui esprime una catarsi interiore, e la sua raccolta di poesie in francese, Les Chants de Mère Terre, scritta con Brice, ne è un esempio. Il volume è stato presentato al Caffè Elena, uno dei bar più trendy di Torino, divenuto mitico perchè era il locale preferito di Cesare Pavese. Giancarlo e Chantal hanno letto alcune poesie con l'accompagnamento musicale di Luca e Andrea, l'atmosfera era da "Parigi fine '800". Quando l'incontro si è concluso, sembrava di svegliarsi da un sogno.
Anche il film Shan continua a procurarci sorprese: la programmazione su Sky prosegue e gli apprezzamenti del pubblico pure. Stefano Milla, il "nostro" regista, è visibilmente soddisfatto e progetta di continuare l'avventura con noi: anche se sicuramente non gli abbiamo dato grandi soddisfazioni come attori, come minimo gli abbiamo fornito ispirazioni e materiale per un ottimo film, quale Shan si è rivelato (e immodestamente con una colonna sonora ad altissimo livello). Quindi si preannunciano sorprese anche in quel campo, ed è sempre una bella avventura quando le nostre forze si uniscono a quelle di Stefano: già il fatto di incontrarci a parlarne mette in moto una magia che ci cattura e ci fa volare con la fantasia.
Continuano anche i nostri concerti nel metaverso: ormai il LabGraal è diventato uno dei gruppi più richiesti di Second Life, il mondo virtuale che (come prevedevo già due anni fa) è un prezioso strumento mediatico che consente di raggiungere l'intero pianeta: all'ultimo concerto hanno assistito 2.000 persone da tutto il mondo.
Su questo blog tendo sempre a scrivere in termini positivi, ma in questi mesi ci sono stati anche periodi duri. I momenti difficili per me sono quasi sempre legati a cari amici che se ne vanno, mi riferisco ai miei amati animali. Amici e amiche di una vita, che intraprendono il viaggio più importante e lo fanno con semplicità e naturalezza. Una di queste è Gwinny, che ho visto nascere e morire, come spesso purtroppo succede per via di questo strano universo dove coabitano specie così diverse nei tempi biologici e nelle forme. Gwinny era una vera filosofa. Per i primi due anni non ha emesso un miagolìo, tanto da farci credere che fosse muta, e invece semplicemente non aveva nulla da dire: infatti dopo due anni ha detto il suo primo "miao". Quando era piccola, filosofeggiavamo insieme guardando la luna, lei con i suoi occhioni stupiti, io annuendo per confermare le spiegazioni di Giancarlo che le insegnava l'astronomia. Poi è cresciuta ed è stata lei ad insegnare a noi tante cose. La semplicità, l'ironia, la saggezza di chi non si batte non per paura ma per intelligenza. Lasciare che siano gli altri ad azzuffarsi è molto più comodo. Gwinny non ha mai creato l'ombra di un problema. Ha vissuto 19 anni felici, senza aver mai un malessere, e se n'è andata esattamente come è vissuta, con discrezione, senza dare fastidio a nessuno. Si è semplicemente addormentata, serena, con il suo visino da eterna bimba; sembrava perfino che sorridesse. Ma prima mi ha voluto salutare. Porterò per sempre con me quel saluto.
Il percorso in questa strana dimensione continua senza Gwinny e senza molti altri amici che sono partiti precedendomi solo di pochi attimi. Porto sempre con me la consapevolezza che questo strano sogno può finire da un momento all'altro, e questa certezza ha arricchito la mia vita.
Nel frattempo, mentre mi chiedo continuamento "ma tutto questo, perchè?", cerco a mio modo di non sprecare il tempo che mi resta in inutili droghe e stordimenti. Vedo intorno a me molti che si stordiscono di emozioni per dimenticare di dover morire, e così si dimenticano di essere vivi. Vedo negli altri la paura della vecchiaia, come fosse una malattia o una vergogna, o il ricatto della solitudine che fa fare cose di cui poi ci si pente. Vedo i condizionamenti sociali e le ipnosi a cui siamo sottoposti fin dalla nascita, in una società che propone miti irrealizzabili e produce un esercito di depressi. No grazie, preferisco vivere. Vivere in maniera naturale, alla maniera dei Popoli naturali. Senza psicosi, repressioni e depressioni. Senza sogni inutili, ma inseguendo utopie che ostinatamente credo realizzabili. Cercando di aiutare i miei simili ma soprattutto i miei dissimili, quelli più deboli tra i deboli, a vivere una vita migliore. C'è tanto da fare, ma siamo sempre più numerosi a pensarla in questo modo. Sono una pazza illusa a pensare che il mondo stia cambiando? Eppure... la dichiarazione dei Diritti dei Popoli Indigeni è stata approvata dall'ONU nel settembre 2007, e da quel momento molti segnali positivi, fino ad allora impensabili, sono arrivati. Sul fronte animalista, le persone sensibili all'argomento sono sempre più numerose, si manifestano senza vergogna, sono decise a far valere i diritti degli animali. L'alimentazione vegetariana finalmente si sta introducendo in tutte le case: si presume che nel 2050 il 50% delle persone sarà vegetariana, e questo, oltre a diminuire le sofferenze inutili negli animali, influirà positivamente sulla salute. Faccio male a pensare positivo?
Insieme a questi progetti ad ampio spettro, cose più immediate mi attendono.
Sto per partire per Parigi per prendere parte insieme a Giancarlo ad un convegno internazionale di archeologia. Io e Giancarlo siamo invitati per parlare delle nostre ricerche sulla mitica città di Rama, una leggenda che ha notevoli riscontri storici. Come dei moderni Schliemann ci siamo messi sulle tracce di una leggenda ed abbiamo fatto scoperte sensazionali...
Ma di questo parlerò nella prossima puntata.
Al ritorno mi aspettano nuove sfide letterarie e musicali: il mio editore mi ha commissionato due libri, uno sui cristalli (altra mia grande passione) e un altro, che scriverò insieme con Giancarlo, sulle tradizioni celtiche e il mito di Rama.
E poi c'è già il nuovo CD che ci aspetta al varco... questa volta tutto celtico al cento per cento. In realtà io e i miei compagni ci stiamo già lavorando da tempo, e devo dire che i nuovi brani sono dinamite pura!
A proposito di dinamite, ci attendono grosse sorprese per l'estate: suoneremo in Bretagna con due gruppi veramente esplosivi, uno punk-bretone e l'altro composto da Nativi americani. Il concerto si svolgerà nel cuore della foresta di Broceliande e sarà dedicato alla salvaguardia della foresta. A Carnac invece saremo protagonisti del Fest Noz dedicato alla difesa dei Menhir. Durante il tour è prevista anche la presentazione del nostro film "Shan" in Bretagna.
Il tour bretone si preannuncia come un grande raduno di fans, quindi lancio un richiamo a tutti gli amici del LabGraal: PREPARATEVI A PARTIRE! Organizziamoci fin d'ora per trovarci tutti insieme nella mitica foresta di Broceliande!

=======================================================================