UNITED NATIONS
PERMANENT FORUM ON INDIGENOUS ISSUES
Fifth Session - New York, 15 to 26 May 2006

La Declaration congiunta della Ecospirituality Foundation

Signor Presidente,

Parliamo in maniera congiunta, per ragioni di spazio, a nome delle tre Comunità di Indigenous Peoples che rappresentiamo. La Ecospirituality Foundation ha come obiettivo principale la tutela della conoscenza tradizionale e dei luoghi sacri degli Indigenous Peoples. Le Comunità che rappresentiamo evidenziano tre casi emblematici di violazione dei diritti spirituali dei Popoli indigeni.

Il primo caso riguarda gli Apache San Carlos, Arizona.
Su incarico di Ola Cassadore, Presidente dell'Apache Survival Coalition, chiediamo aiuto per difendere Mount Graham, il massimo luogo sacro degli Apache, profanato e minacciato dalla costruzione di un contestato osservatorio astronomico internazionale.
Nonostante gli Apache protestino da 16 anni, nonostante i numerosi appelli e il sostegno delle organizzazioni indigene e non indigene di tutto il mondo, Mount Graham continua ad essere profanato e minacciato, e gli Apache continuano ad essere privati del loro luogo sacro.
Mount Graham ha un ruolo fondamentale nella conoscenza tradizionale di questo Popolo. Sin dai primordi è il loro massimo luogo sacro. Per gli Apache è un riferimento spirituale e terapeutico. Ma questo sacro monte è minacciato dalla costruzione di un osservatorio astronomico internazionale a cui partecipano, insieme all'Università dell'Arizona, anche il Vaticano e l'Osservatorio di Arcetri, finanziato dal governo italiano.
Molti sponsor si sono ritirati a causa della protesta internazionale e a causa della scarsa visibilità del sito. Questo sviluppo totalmente illecito è stato contestato dagli Apache sin da quando essi sono venuti a conoscenza del progetto, circa sedici anni fa.
Quattro anni fa la Apache Survival Coalition ha fondato un comitato chiamato Western Apache, in cui ha riunito tutte le tribù Apache dell'Ovest. I Western Apache in questi ultimi anni hanno incontrato molte volte la Forest Service per ottenere l'iscrizione della montagna al National Register of Historic Places, data la sua fondamentale importanza religiosa. Ma Mount Graham non è stato mai iscritto al Registro nonostante abbia tutii requisiti necessari.
Mount Graham continua ad essere profanato e gli Apache coninuano ad essere esclusi dalla loro montagna sacra.

Il secondo caso che presentiamo riguarda la Nazione Wamba Wamba che raduna tutti i Clan del Victoria e del New South Wales dell'Australia.
A nome di Gary Murray, presidente della Wiran Aboriginal Corporation e della Nazione Wamba Wamba ci appelliamo circa il genocidio con inganno da parte del Commonwealth e del governo australiano che continuano a violare i diritti dei Nativi australiani per quanto riguarda l'autodeterminazione, la protezione della loro eredità culturale ed i diritti alle loro terre ed acque.
Noi ci appelliamo per:

  • il recupero, il ritorno e la risepoltura dei resti degli Antenati;
  • il recupero e ritorno di tutti i manufatti culturali, sacri e non sacri;
  • la conservazione e protezione dell'eredità culturale dei Nativi australiani, sia luoghi che oggetti;
  • l'introduzione di leggi per la protezione delle eredità culturali da coloro che commettono genocidio con inganno sui Proprietari Tradizionali dello Stato del Victoria.
  • I diritti e gli interessi dei Proprietari Tradizionali sono violati in materia di eredità culturali e noi vogliamo porre all'attenzione di questo Forum il fatto che l'introduzione del Victorian Aboriginal Cultural Heritage Act 2006 creerà incertezza in tutti i cittadini dello Stato di Victoria, in quanto indebolisce l'autorità culturale e gli obblighi dei Proprietari Tradizionali verso il loro rispettivo Paese e creerà conflitto e divisioni per tutti i Proprietari. La legge è una forma di genocidio con inganno per tutti i Proprietari Tradizionali perché abolisce i nomi e i confini di tutti i Proprietari Tradizionali. Questa legge replica anche l'incertezza e conflitti generati dal Commonwealth Aboriginal and Torres Strait Islander Heritage Protection Act 1984 Part 11A.
    Ci appelliamo quindi affinchè le Nazioni Unito facciano pressioni sul Parlamento dello Stato del Victoria e sulla Repubblica dell'Australia per correggere la legge affinchè i Proprietari Tradizionali siano specificamente riconosciuti da statuto, abbiano diritti esclusivi nella gestione dell'eredità culturale e dei loro diritti secondo il titolo di Nativi nei loro rispettivi paesi. Alternativamente, lo Stato del Victoria dovrebbe cercare di correggere il Commonwealth Aboriginal and Torres Strait Islander Heritage Protection Act 1984 Part 11A, relativo all'eredità culturale aborigena, a tutela dei Proprietari Tradizionali di tutti i gruppi.

    L'ultimo caso che vogliamo portare a conoscenza di questa assemblea riguarda una comunità indigena europea che è oggi impedita nell'esercizio nella sua libera identità spirituale e chiede di essere aiutata.
    Anche sul continente europeo, prima che i poteri storici li cancellassero, si sono manifestati Indigenous peoples che possedevano una loro tradizione sostanzialmente simile a quelle degli altri Indigenous peoples del resto del pianeta. Essi danno ancora oggi la testimonianza della loro realtà storica nella sacralità attribuita ai monumenti megalitici che coprono l'intero continente europeo, attraverso l'insegnamento dei miti, nella continuità della musica e attraverso la cultura popolare che conserva le antiche consuetudini.
    In Francia, a Carnac (Bretagna), si sta manifestando il caso di una di queste comunità tradizionali che è oggi soggetta ad intimidazioni, è impedita nell'esercizio nella sua libera identità spirituale e chiede di essere aiutata.
    L'area megalitica di Carnac in questione è stata requisita dal governo francese che con la scusa di preservarla dai danni del turismo l'ha recintata e impedisce alla comunità tradizionale che dimora in quell'area il libero accesso al luogo.
    Dal 1991 è impedito agli abitanti l'accesso al luogo per via di un progetto che prevede la trasformazione del sito in un parco archeologico a fini commerciali. La comunità tradizionale bretone non si rassegna a perdere l'antico riferimento ed ha intrapreso una protesta che prosegue da 15 anni.
    La protesta è guidata dal movimento "Menhirs Libres" che si è fatto portavoce della Comunità bretone. Protesta che è divenuta sempre più dura con il passare del tempo.
    Cèline Mary, presidente di "Menhirs Libres", afferma: "Questo luogo è sempre stato abitato ed ora lo Stato vuole trasformarlo in un museo. Questo significa togliergli la vita, spogliarlo di tutto. I menhir sono sempre stati un luogo di vita e devono continuare ad esserlo per sempre."

    La violazione di un luogo sacro dei Popoli indigeni è una minaccia per la sopravvivenza della loro identità. Riteniamo che ogni Popolo abbia il diritto di conservare le sue tradizioni e le sue credenze religiose.
    Noi riteniamo che l'identità dei Popoli nativi sia basata sulla loro conoscenza tradizionale. In queste radici essi trovano riferimento per la loro storia e la loro spiritualità. Senza queste radici è inevitabile che l'eredità dei Popoli naturali scompaia, creando grave danno per gli individui.

    
    
    
    Rosalba Nattero e Giancarlo Barbadoro

    Rappresentanti dell'Apache Survival Coalition, Arizona
    Rappresentanti della Wiran Aboriginal Corporation, Australia
    Rappresentanti della Comunità tradizionale Bretone "Menhirs Libres", Francia