(Dall'intervista di Franco Vassia a Rosalba Nattero e Giancarlo Barbadoro)

Per tutti coloro che hanno ancora qualche rivolo di sangue nelle vene, assistere ad un concerto di musica celtica e, nella fattispecie, al "Festival Celtique" (patrocinato dalla Regione Autonoma della Valle d'Aosta e dalla Presidenza del Consiglio), e' quanto di meglio si possa desiderare: due giorni di festa (5 e 6 settembre) che hanno monopolizzato e coinvolto la quotidiana e tranquilla realta' del capoluogo valdostano.
Il Laboratorio Musicale del Graal, capitanato da Rosalba Nattero, e' stato l'ensemble che ha maggiormente impressionato il folto pubblico presente (Rhiannon, Trouver Valdoten, Mag Mor e Myrddin Quartet i gruppi partecipanti, tutti degni di plauso e di menzione), catalizzando l'attenzione in un clima divenuto ben presto surreale. Durante la loro lunghissima performance (dovuta soprattutto ai numerosi bis), il Laboratorio Musicale del Graal ha accostato al genere celtico, particolari aperture e notevoli contaminazioni in cui il rock non e' piu' soltanto un parente povero. Inoltre, supportati da un corpo di ballo dell'area celtica, hanno coinvolto l'intera piazza in una danza collettiva ed entusiasmante, obbligando gli organizzatori, per quadrare i tempi, a far slittare i concerti successivi.

(Vassia)Qual'e' il segreto che ha permesso alla musica celtica di riappropriarsi delle proprie radici, delle sue storie e di tutta quella cultura che, per troppo tempo, e' stata sepolta nella polvere, mentre oggi sta diventando un fenomeno quasi di massa, arrivando a coinvolgere anche le nuove generazioni?

(Nattero) Nella musica celtica c'e' un impeto ed un messaggio che non lasciano indifferenti... Oggi, evidentemente, c'e' bisogno di questo. C'e' il bisogno di parlare di tutta una serie di risvolti, sia sociali che quotidiani, ma anche di andare un po' piu' in la', in un discorso piu' rivolto all'anima. Questo e' il bisogno reale: non soltanto di azione, ma anche di silenzio. La musica celtica, secondo il mio punto di vista, puo' riportare a questo silenzio interiore perche' contiene questo tipo di messaggio.

(Vassia) Credo, inoltre, che abbia saputo impossessarsi e riprendersi quel lato prettamente "corporale", cioe' quello legato alla danza. Per troppi anni i balli sono stati associati al disimpegno sociale: le discoteche, i sessi separati... i ragazzi di qua e le ragazze di la', il dialogo negato. Queste danze, che hanno come riferimento l'area e la cultura celtica, hanno il potere di coinvolgere le masse come e' successo, del resto, durante la vostra performance.

(Nattero) Questo non puo' che farci piacere, anche perche' e' una musica che si rivolge a tutti gli strati sia sociali che generazionali. I nostri concerti sono frequentati da gente di ogni tipo e di ogni eta', e tutti i partecipanti si trovano legati da una esperienza comune. Noi stessi ci ritroviamo legati al pubblico in un evento che diventa esperienza fatta insieme. Non c'e' il pubblico passivo ed il musicista attivo: e' un tutt'uno che rimane, che lascia un'impronta... Devo pero' aggiungere che questo non nasce soltanto da una nostra ricerca nel campo musicale, ma in modo piu' profondo: nella ricerca di quelle antiche tradizioni che hanno ancora qualcosa da dire di vivo e non soltanto folklore. C'e' un'anima che e' molto viva, quest'oggi, e che va ricercata un po' piu' in la' dell'ovvieta'. E non si trova soltanto nella musica ma in tantissimi tipi di cultura... Con continuita', noi frequentiamo sia le culture del Nord Europa che quelle dei nativi americani, cosi' come siamo interessati agli aborigeni australiani. Ci sono dei legami, c'e', evidentemente, una matrice comune che e' tutt'altro che morta. Va soltanto ricercata al di la' di quella coltre di appannamento e di ovvio che e' la cultura imperante.

(Vassia) Una caratteristica, ovvero, "la caratteristica" che vi separa dagli altri gruppi del settore, e' questo "impeto musicale", questo coinvolgimento globale, una comunione di alti e di bassi, di esplosioni epiche e parti piu' intime, quasi minimaliste... situazioni che confinano fortemente con il rock progressivo, un folk esplosivo di grande versatilita' e di grande emozione. Una differenza sostanziale rispetto a tutti quei gruppi che si limitano a riprodurre nude sonorita' con gelida elaborazione, ripercorrendo trame didascaliche, forse troppo ancorate alla stesura originale.

(Nattero) I gruppi italiani che fanno musica celtica hanno, a mio avviso, un notevole complesso: quello di non essere irlandesi, bretoni o scozzesi. Non occorre, in realta', essere irlandesi o bretoni od essere nati in particolari latitudini o longitudini... Quello che noi trasmettiamo ce l'abbiamo dentro e la musica celtica non e' un qualcosa che si deve andare a copiare da qualche parte. E' un qualcosa che esiste dentro di noi. In fondo, e' una cultura che ci appartiene, che e' passata da queste parti e che c'e' tutt'ora. E poi, non si tratta soltanto di musica celtica, si tratta proprio di andare a ricercare il messaggio di una certa cultura che e', poi, il messaggio che abbiamo dentro di noi, cioe' quella ricerca che da' spazio a quel silenzio interiore di cui tutti abbiamo bisogno.

(Vassia) Un personaggio molto importante per riattivare questo nuovo interesse per la musica celtica e' stata sicuramente Loreena McKennitt. Anche in lei si possono ritrovare tutte le simbologie del viaggio, della ricerca, della conoscenza... Nei vostri album avete scritto: "Canzoni tradizionali della Scozia, dell'Irlanda, della Bretagna, della Provenza, delle Asturie, del Canton Ticino, dei Paesi baschi": siete i depositari di una visione comune, quasi da villaggio globale e, tutto sommato, parecchio distanti dai gruppi che si limitano a snocciolare album a ripetizione ed in copia carbone...

(Nattero) E' vero. Infatti, come hai notato, nelle nostre rassegne presentiamo musiche provenienti da tutte le varie nazioni celtiche. Questo non perche' in particolare siamo fissati con il celtico, ma perche' ritroviamo in posti diversi lo stesso tipo di messaggio ed e' quello che a noi interessa. Andare, cioe', appena un po' piu' in la' della bandiera territoriale o geografica, a cercare un messaggio che evidentemente c'e'... cosi' come c'e' nel Nord Europa, esiste anche tra popoli lontanissimi tra di loro. Ma esiste. Tu prima parlavi di coinvolgimento quasi fisico con il pubblico. In effetti c'e' bisogno anche di questo... Purtroppo non siamo piu' abituati ad avere questo tipo di rapporto con gli altri. Abbiamo bisogno di un rapporto basato non solo sull'apparire ma proprio sull'essere; sul trasmettersi reciprocamente qualcosa, concedersi reciprocamente.
Anch'io noto con piacere che, in queste occasioni, cadono molte barriere. Non ci si guarda soltanto per quello che appare, ma per quello che si e' ed e' molto facile essere disponibili gli uni verso gli altri. Forse, anche qui, si tratta di andare un po' piu' in la' di certe barriere che, purtroppo, nella cultura di oggi, esistono. Nel messaggio che noi proponiamo c'e' anche questo, c'e' la voglia di provare ad andare verso il rispetto per gli altri... verso altri esseri umani. Ci occupiamo anche di animalismo, che e' una delle cose che sentiamo con particolare passione. L'amore per la natura, l'amore per gli animali, l'amore per gli altri esseri. Trovo che sia qualcosa che arricchisce profondamente noi stessi. Forse e' anche questo che cerchiamo di proporre nei nostri spettacoli. Il messaggio, prima o poi, e' destinato ad arrivare.

(Vassia) Si puo' quindi asserire che esista un filo conduttore che vi lega alla musica ed ai valori degli anni Settanta. Queste tematiche anche allora erano particolarmente sentite, erano un contenitore di valori assoluti ed appena elencati: l'aggregazione, il dialogo, l'amicizia, la stagione dell'amore... Ed e' proprio questo collante di attinenze progressive che (nate dai Genesis, King Crimson, Yes e, in Italia, Banco del Mutuo Soccorso, Premiata Forneria Marconi e Orme) contenevano, nel loro interno, vastissime aree emozionali e che, nelle parti non cantate, lasciavano piena liberta' all'ascoltatore di diventare parte integrante del momento. Un unione globale e carismatica tra artista e pubblico.

(Nattero) Il tipo di ricerca che noi facciamo e' orientato a qualcosa di piu' che non all'ambito strettamente musicale. Ci occupiamo anche di meditazione ed anche questa, per noi, e' stata una notevole impronta. Il lavoro che fa Giancarlo, con la musica per meditazione, produce degli effetti molto vicini a queste tematiche.

(Barbadoro) Diciamo che la musica che noi facciamo, senza presunzione, e' molto viva. Non andiamo a rispolverare delle cose per poi riproporle in maniera piu' efficace, ben fatte e ben articolate, musicalmente parlando.
Noi vogliamo trasmettere, a coloro che ci ascoltano, la nostra anima. Un'anima viva: infatti, la meditazione, si integra benissimo con la musica celtica, perche' altro non e' che la ricerca di se stessi, al di la' dei dogmi e dei parametri morali che qualcuno puo' tracciare. La meditazione e' una condizione di vita, un rapporto preciso con la natura e con il mistero che, eventualmente, essa puo' manifestare sul senso logico della nostra esistenza. Con questa chiave, noi possiamo scavare dal di dentro la nostra esperienza e portare determinate cose all'esterno. E' un'esperienza comune molto viva, che e' basata sia sull'esperienza individuale e personale di ciascuno di noi ed anche sull'esperienza di aggregazione. Quando suoniamo, ci divertiamo, giochiamo tra di noi. Giochiamo sul palco, non per estetismo musicale ma perche' ci piace divertirci, ci piace giocare e ci piace giocare anche con il pubblico. Su questo telaio si intreccia la musica di cui, quando suono il flauto, mi faccio portavoce, a volte accompagnato da Luca (Colarelli) con l'arpa e la balalaika. Cioe', una musica che mostra le due facce che puo' avere il celtismo. Quest'anima naturale che da una parte puo' essere vista come folk, dall'altra puo' essere vista come qualcosa di sacro ma che, in fondo, riflettono quella quotidianita' in cui tutti noi siamo immersi, in cui tutti noi viviamo e che, se affrontata senza remore, senza veli e senza varie schifezze e' vita, e' avventura di vita, e' gioia di vita.

(Vassia) Nonostante molteplici iniziative editoriali (New Sound, Etnica, Avalon, Keltika...), radio e televisione sono ancora tabu' per questo genere musicale. O qualcuno capita, ma per puro caso, ai vostri concerti, oppure e' costretto a fare i classici salti mortali per avvicinarsi alla musica e alla filosofia celtica. Abbiamo piu' volte rimarcato il successo dei Modena City Ramblers, gruppo che ha saputo amalgamare (con stile alquanto gucciniano) le sonorita' irlandesi, quasi un combo di import-export musicale. Qualcosa, comunque, sta crescendo... si dovrebbe iniziare con le giuste misure e con le giuste proporzioni: non si inizia a studiare dalla quinta elementare perche', altrimenti, resta scoperto un buco culturale di quattro anni... bisognerebbe ripartire con la storia dei popoli, gli strumenti, i crismi da adattare all'uso. Intervenire, quasi in modo chirurgico, sulle orecchie, sul cuore e, soprattutto, sull'anima.

(Barbadoro) Il nostro apprendimento e' avvenuto sul posto, girando per il nord Europa, dove abbiamo vissuto con di famiglie di marinai e abbiamo passato le sere a suonare e cantare con loro. Oppure abbiamo partecipato, dal vivo e dall'interno, a feste bretoni riservate a persone del luogo e dove i turisti non vengono ammessi. Siamo andati in Arizona ed abbiamo vissuto per due settimane con i pellerossa, vivendo con loro, vivendo la loro vita poco agiata ma dall'interno, abbiamo imparato molte cose, arrivando ad incidere una cassetta con musica pellerossa ma senza manierismo, soltanto per mostrare un'opera che poteva anche essere musicale, testimone di uno spirito di narrativa e di vita.

(Nattero) L'importante e' catturare l'anima delle situazioni e poi cercare di riproporle secondo il proprio spirito, non facendone solamente delle fredde fotocopie.

(Vassia) Nei vostri concerti, siete soliti spiegare in maniera molto esauriente, le tematiche delle storie che poi diventano brani musicali e, quasi tutte, si riallacciano alle storie o alle tradizioni popolari e, siccome esistono molteplici legami tra la nostra storia e quella celtica, c'e' un brano od una storia che vi ha maggiormente colpito?

(Nattero) Tutte le canzoni hanno un contenuto che va un po' al di la' di quello che appare. C'e' una ballata, "The dowie dens of Yarrow", che parla di una storia apparentemente banale. Poi, riflettendo, dietro questa storia che parla di una donna che era venuta dal nord ed era contesa da nove uomini si scopre, nel suo interno, un messaggio esoterico. Si possono leggere tutte le vicissitudini di Alba (che poi e' la Scozia) e quindi la storia di una terra con tutte le sue problematiche, delle lotte che hanno dovuto sostenere per sopravvivere. Dal mio punto di vista, moltissime ballate si sono appropriate di valenze che andavano ben al di la' di quelle banalita' verbali, a volte perfino esagerate.

(Barbadoro) Le interpretazioni si ottengono dalla gente dei vari luoghi, dei posti in cui vivono... e, in genere, quasi nulla e' inventato ma nasce dai ricordi e dalle tradizioni. (...)

NOBODY'S LAND n.10 - Novembre 1997