LABORATORIO MUSICALE DEL GRAAL

DUE ANIME PER UN OTTIMO SOUND

Per gli amici e lettori affezionati di "Keltika" questa band torinese non è una novità: ospitiamo, dunque, ancora una volta sulle nostre pagine una delle formazioni storiche della musica celtica in Italia, in occasione dell' uscita del loro nuovo album.


Tutto ruota intorno a Rosalba Nattero, voce solista, compositrice, arrangiatrice e ispiratrice del Laboratorio Musicale del Graal. Lei, oltre ad essere interprete di musica dell' antico folklore popolare, è anche appassionata ricercatrice delle tradizioni celtiche e autrice di numorosi testi e articoli di mitologia e simbologia dei celti. Fondamentale è l'incontro con il flautista Giancarlo Barbadoro, mentre il comune interesse per il mito del Graal è determinante per la fondazione del gruppo. La loro collaborazione li porta a girare per il mondo, a contatto con le culture tribali del pianeta, fonte di ispirazione per la loro ricerca musicale, formandosi a contatto con musicisti e gruppi di varie etnie.A loro, in seguito, si aggiungono Andrea Lesmo (bouzouchi e tastiere), Luca Colarelli (bagpipe, arpa e chitarra) e Gianluca Roggero (percussioni), con i quali nasce una profonda ed appassionante collaborazione, base del futuro progetto.
Nel nostro ultimo incontro (vedi "Keltika" n°32) approfondimmo l'aspetto "culturale" di questo gruppo, con specifici riferimenti all'attività dell'associazione La Grotta di Merlino, che a loro fa capo; questa volta, intervistando Nattero, ci dedichiamo maggiormente all' approfondimento musicale di questo Laboratorio, prendendo come spunto l'uscita di Sacred Land, il loro ultimo album, dal quale abbiamo selezionato per il nostro cd-compilation il brano "The Wind That Shakes The Barley".

Allora Rosalba, Sacred Land è il nuovo album del Laboratorio Musicale del Graal:qual è la "terra sacra" che ha ispirato questro vostro lavoro?
"E' la terra ideale, un sogno, un'utopia. Una terra dove esista il rispetto per la natura e per tutti gli esseri che l'abitano, dove tutte le culture possano coesistere in pace, una terra dove ogniuno possa vivere le proprie convinzioni in libertà e dove ci sia posto per gli ideali. Un sogno appunto. Quell'ideale che ogni popolo ha dovuto difendere con il sangue per non vedere calpestata la propria libertà.
Ma Sacred Land ha anche un risvolto sociale: abbiamo voluto dedicarlo a tutti i luoghi cacri dei popoli nativi del pianeta. Molti di questi luoghi sono in pericolo e rischiano di venire tolti a chi li ha usati da secoli come riferimento spirituale. Mi riferisco, ad esempio, alla montagna sacra degli apache, Mount Graham, o ai menhir di Carnac, Bretagna, due luoghi che amiamo molto e per i quali ci battiamo, affinche' vengano preservati. Non a caso nelle note di copertina c'è una dedica a questi due luoghi.
Le nostre musiche e i nostri lavori spesso risentono delle battaglie che attuiamo in campo sociale. Siamo impegnati attivamente a fianco degli apache, molti dei nosri concerti sono dedicati alle terre sacre dei nativi, ancora violate in questo nuovo millennio. Un problema che sentiamo molto, cosi come sentiamo il problema della sofferenza degli animali. Ecco la nostra "terra sacra" è un posto dove questa sofferenza e queste violazioni non esistono."

L'album si apre con un brano originale recitato in gaelico: cosa dice esattamente?
"E' una poesia di Giancarlo, tradotta e recitata in gaelico da una nostra cara amica irlandese, Jennifer Ni Cathàn. Il testo riflette i temi epici delle grandi saghe nordiche: "E' l'alba del futuro/ Gli antichi dei sono scomparsi/ per donarci un nuovo tempo/ Una nuova terra sorge dalla notte/ Nuove messi salgono verso il sole/ La menoria diventa il nostro presente/ Negli antichi segni leggiamo/ la via della nostra libertà..."

In quale modo scegliete i brani che decidete poi di riarrangiare? E quali sono le dosi in percentuale di tradizione e modernità che mescolate per interpretare questi brani?
Scegliamo i brani nel loro posto di provenienza : Irlanda, Scozia, Bretagna, principalmente. I nostri viaggi sono veri e propri percorsi, che si snodano e si rivelano poco a poco, man mano che procediamo alla ricerca di suoni e canti originali, racconti, senzazioni ed esperienze, aiutati da gente del posto e dalle nostre intuizioni.
Nell'arrangiamento, il nostro intento è riprodurre lo spirito del brano cosi' come ci è stato trasmesso, non preoccupandoci di riprodurre suoni fedeli al tempo in cui furono creati, cosa peraltro impossibile, ma piuttosto dando una nostra interpretazione, che possa aggiungere qualcosa di noi stessi, cosi' come ha fatto ugniuno degli interpreti che hanno permesso al brano di arrivare fino a noi. E' nello spirito della musica celtica lasciare che ogni musicista aggiunga nella sua interpretazione qualcosa di se stesso; ecco perche' di tutte le ballate tradizionali si può trovare piu' di una versione.
La musica celtica è vitale, è avventura di vita, non è uno spartito da conservare in una teca. Nel nostro lavoro, cerchiamo di trasmettere il senso di questa avventura, come è stato fatto con noi e come è stato fatto prima di noi da tutti coloro che hanno cercato di conservarla nella sua purezza."

Quale Paese celtico esercita su di voi una maggiore influenza "magica", musicalmente parlando?
"Penso di interpretare anche il pensiero dei miei compagni: sicuramente la Scozia. E' stata e continua a essere per nai una fonte di ispirazioni e risorse musicali, ma penso che in questo giudizio siamo influenzati dal fascino che questa terra esercita su di noi. I viaggi nelle Highlands sono stati per noi estremamente formativi, non solo musicalmente. La Scozia è uno stimolo continuo, una sollecitazione ad andare oltre i confini della nostra esperienza.
Durante i ceilidh ("incontri di musica e danza")scozzesi abbiamo imparato nuovi brani, e anche danze, tradizioni, storie, che cerchiamo a nostra volta di trasmettere qui in Italia. E in effetti il nostro entusiasmo per queste tradizioni lascia qualche traccia: sulla scia della nostra musica a Torino è nato il gruppo di danza Triskel, che ci accompagna nei concerti e a sua valta trascina nelle danze il pubblico.
Ma ogni Paese celtico è stato per noi fonte di esperienze fondamentali. In Irlanda abbiamo vissuto momenti particolarmente magici, direi onirici, durante i quali sembrava davvero che qualsiasi cosa potesse accadere. Della Bretagna mi vengono in mente i concerti notturni, improvvisati, tra i menhir di Carnac: momenti unici e indimenticabili. Attraverso questi viaggi il nostro gruppo è cresciuto, si è rafforzato."

Un brano del cd, "Shanballah", offre spunti meditativi interessanti. poco celtico e molto sciamanico, potrebbe essere questo un ulteriore percorso del Laboratorio Musicale del Graal?
" "Shanballah" è un brano di Giancarlo e Luca, in cui si incontrano il flauto e lo balalaika. Un brano particolare, arcaico, che si rifà alle esperienze musicali che Giancarlo ha vissuto a contatto con i druidi della Bretagna. In questo e in altri brani, ha riversato le sue esperienze vissute anche in Arizona, nell'incontro con le tradizioni del posto. Con il suo flauto, Giancarlo riesce a trasmettere le senzazioni che ha (e abbiamo) provato nei canyon profondissimi dell'Arizona, oppure immersi nelle vaste terre della Scozia, o sotto i cieli sconfinati della Bretagna. La melodia riecheggia i suoni arcaici della cultura del celtismo, che unisce popoli europei e mediorientali, oggi culturalmente distanti tra loro."Shanballah" fa parte di un percorso non nuovo, che abbiamo seguito fin dall'inizio: è una delle conponenti della nostra ricerca, una delle anime del Laboratorio Musicale del Graal. Il nostro lavoro ha due anime, come la musica celtica: un percorso alla riscoperta dello spirito popolare, fatto di ballate e folklore, e un altro alla ricerca di un contatto intimo, direi mistico, con la natura. Nei paesi celtici questo percorso si identifica con la ricerca del mitico Graal."

Sembra che la musica celtica stia vivendo nel nostro Paese un nuovo revival: come giudica il panorama musicale italiano che si affaccia su questo fronte?
"Nutro il massimo rispetto per qualsiasi forma di ricerca e di arte. Ogni artista, sia esso musicista che pittore o poeta, compie una sua ricerca personale, che deve essere rispettate e, se possibile, aiutata. Il fatto che i gruppi di musica celtica italiani stiano aumentando non può che farmi piacere. Quando abbiamo iniziato, più di 15 anni fa, eravamo una voce nel deserto, molti in italia non sapevano neppure che cosa fosse la musica celtica. Oggi questo genere è in continua crescita, sia per chi lo fa che per chi lo ascolta, e questo ci rincuora: è segno che avevamo visto giusto."

Quali sono le esperienze live che ricorda con più gioia e soddisfazione?
"Oltre alla soddisfazione di vedere le piazze colme di gente ai vari festival celtici a cui abbiamo preso parte, quello che ci dà un autentica gioia è vedere come la nostra musica possa essere anche uno strumento per le varie battaglie civili a cui partecipiamo. Il nostro gruppo è spesso ipegnato nella difesa delle minoranze culturali, nelle lotte per la difesa dell'ambiente e dei diritti degli animali, nelle iniziative per la pace o nel sostegno ai disabili. L'effetto che in questi casi vediamo nel nostro pubblico è una coesione e un'unione con noi musicisti nel dare sostegno alle nostre battaglie. La voglia di non arrendersi, di lottare per i propri ideali, è ciò che emerge in questi casi e che ci riempie di gioia e soddisfazione."

Avete già in mente le prossime mosse del Laboratorio Musicale del Graal?
"Nell'immediato abbiamo un video diretto da Stefano Milla, il regista del film "La via della gloria", alla cui colonna sonora abbiamo partecipato. Il brano scelto per il video è "Birth Song", una nostra composizione che unisce sonorità celtiche a quelle pellerossa, con il testo è ispirato a un'invocazione propiziatoria sioux.
Stiamo inoltre già lavorando ad altri due cd. Il primo è la prosecuzione della strada intrapresa, una raccolta di brani tradizionali celtici. IL secondo è invece una raccolta di nostre composizioni in cui riversiamo le sperimentazioni più ardite nel campo della musica etnica. Alcuni testi sono cantati in islandese, catalano, occitano, gaelico, e dietro c'è la ricerca e il confronto con lingue lontane e dialetti diversi, che cerchiamo di interpretare nel modo più corretto, aiutati da persone dei vari posti di provenienza, che hanno collaborato con molto entusiasmo all'impresa. In questo lavoro ci sarà anche un brano cantato da Ola Cassadore, anziana leader apache, nella sua lingua tradizionale."

Giorgio Calcara


KELTIKA, Giugno 2003