MUSICA: NUOVO CD CELTICO

ECO DI MONDI PASSATI


Sonante eco di mondi passati, tamburi, nitrito di cavalli. E poi l'onirica voce di Jennifer Ni Cathan, irlandese con solide radici celtiche di lingua madre gaelica, ed i suggestivi versi della poesia "An Talamh Coisrichte". Così si apre Sacred Land, atteso nuovo lavoro del Laboratorio Musicale del Graal: gruppo musicale torinese, ufficialmente nato nel 1986 a Londra, ripropone e si ispira a temi folkloristici tradizionali della cultura celtica. La splendida voce di Rosalba Nattero è accompagnata da Luca Colarelli (chitarra, voce, cornamusa, arpa celtica, balalaika), Andrea Lesmo (bouzuki, tastiere), Gianluca Roggero (tamburi) e Giancarlo Barbadoro (flauti). Sacred Land è l'ultima opera di una ormai ricca discografia che comprende "In the Stone Circle" (1994), "Samain" (1996) e "Northern Wind" insieme al singolo live "Mother Earth People" (2000), lavoro di collaborazione con Daniel Zapata. Il Laboratorio Musicale del Graal propone sonorità non esclusivamente celtiche, ma a volte influenzate dalle sfumature della musica pellerossa.
Spiega la cantante: "I nostri brani nascono da un continuo laboratorio (da qui il nome del gruppo) di ricerca sulle antiche tradizioni dei Popoli naturali, ovvero i popoli nativi del pianeta: dai Celti agli Indiani d'America. Pur rimanendo essenzialmente nell'ambito della musica celtica, non disdegniamo di cercare spunti in altre culture che noi vediamo, in qualche modo, legate tra di loro". In "Sacred Land", è "Birth Song" a richiamare più di tutte gli echi del canto dei Nativi d'America: dalla pura voce di Rosalba cresce lentamente un canto davvero particolare, un connubio ben riuscito tra ritmi cadenzati, parole ispirate ad un antico canto indiano e il limpido suono di una inaspettata cornamusa. "Birth Song" è uno fra i brani scaturiti dal genio musicale del gruppo, insieme a "Shanballah" "Farewell Lament".
Gli altri brani regalano a Torino, il "sud d'Europa", limpide melodie della Scozia, Irlanda, Bretagna, che Rosalba e compagni raccolgono direttamente in questi Paesi.
Il Laboratorio cerca di trasmettere "proprio questa determinazione: non la rievocazione di un passato che non esiste più, ma la trasmissione di una tradizione che, forse un po' anche attraverso il nostro lavoro, può continuare a vivere" aggiunge la cantante.
Un forte alito di libertà, eco di lotte e eroi passati, di animi puri, pervade il disco: è la voce di popoli che vivevano nel rispetto dei valori più alti e della natura loro progenitrice, della sacra terra loro donata, come recita il titolo del disco. "Sacred Land" è anche un tributo al loro passaggio sulla terra:"to the Sacred Lands of Native Peoples all over the world and their heart that shall live on for evermore".

Serena Oggero

LA VALSUSA, giovedì 23 gennaio 2003